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Panatta: «In tv il calcio viene trattato in modo ecumenico. Sembra che non si possa dire niente»

A La Repubblica: «Quando segna la Roma non esulto. Mai capito i tifosi che passano il tempo a suonare il tamburo. Possono farlo: ma perché?» 

Panatta: «In tv il calcio viene trattato in modo ecumenico. Sembra che non si possa dire niente»
An Milano 15/04/2011 - iniziativa 'Un campione per amico' / foto Andrea Ninni/Image nella foto: Adriano Panatta

Su La Repubblica un’intervista ad Adriano Panatta. Da domenica pomeriggio su Rai 2 sarà protagonista con Paola Ferrari di Domenica dribbling.

Com’è la nuova vita in tv?

«Mi diverto a fare televisione se mi fanno fare me stesso. Mai avuto un copione, ho sempre lavorato improvvisando. Mi piace intervenire sul momento, per dire una cosa spero intelligente».

Segue i programmi sportivi?

«Non mi entusiasmano molto. Il calcio, secondo il mio punto di vista, viene trattato in modo un po’ ecumenico. Sembra che non si possa dire niente».

Sarà perché i tifosi sono suscettibili?

«Se si incavolano si incavolano, tanto si arrabbierebbero lo stesso. Nella maggior parte delle interviste i calciatori dicono: dobbiamo impegnarci di più. Poi tutti usano la parola “importante”. Ma perché? Un giocatore non è importante, è bravo».

La battuta sul colpo piatto, “Pof pof” è cult; “La squadra” un successo. A Panatta viene chiesto che effetto fa essere riscoperti a 70 anni?

«Sono rimasto sorpreso. La cosa meravigliosa è che prima di girare quella scena ero andato a giocare un doppio: io e Margherita Buy contro Giovanni Veronesi e Nanni Moretti. Dovevo stare alle 4 a Fiumicino: vinciamo il primo set, il secondo loro sono avanti; se avessi perso avrei dovuto giocare il terzo e addio. Ho detto: “Margheri’ spostati”, ha mille paure anche quando gioca a tennis. Vinciamo 6-4. Moretti fa: “Scusa, se avessimo vinto il secondo set, come avresti fatto?”. “Perché, l’hai vinto?”» .

Che tipo di tifoso è?

«Non sono un fanatico, quando vince la Roma sono contento ma se perde non mi viene il malumore. Conosco lo sport, so cosa può succedere. Un notaio ligio tutti i giorni alle regole che allo stadio si scatena mi fa ridere. Mia moglie quando la Roma segna un gol si stupisce: tu non esulti? Esprimo di rado l’entusiasmo, mai capito i tifosi che passano il tempo a suonare il tamburo. Intendiamoci, possono farlo: ma perché?».

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