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Napoli-Sassuolo 4-0, pagelle / Sua Maestà Mario Rui

Spalletti ha ragione sul giornalismo di relazione. Viene da ridere pensando a quanto fosse incensato Gattuso. Ma non ingabbi Kvaratskhelia

Napoli-Sassuolo 4-0, pagelle / Sua Maestà Mario Rui
Db Napoli 26/10/2022 - Champions League / Napoli-Rangers / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Mario Rui

Le pagelle di Napoli-Sassuolo 4-0 (oggi) a cura di Fabrizio d’Esposito.

MERET. Che cos’è che rende gloriosi i misteri della pelota rotolante? Anche il fatto che il Napule fa quattro gol quattro e il giovane Meret si esibisce in sei tra parate e respinte provocate da quattro neroverdi: Laurienté, Pinamonti, Frattesi e Thorstvedt. Una cabala meravigliosa per un sabato pomeriggio caldissimo – 7

DI LORENZO. Ancora un assist che fa segnare: l’Euroappuntato Capitano e Marittiello in fase offensiva ribaltano il modulo spallettiano con uno slancio detonante. Un due-tre-cinque che fa rischiare qualcosa dietro (il minimo sindacale, si direbbe) ma che spariglia la trequarti avversaria. Le due fasce sono il palcoscenico principale delle nuove magie dello Sciamano toscano – 7

ZANOLI dal 79′. Che bella quella cavalcata all’87’ – 6,5

KIM. I lanci lunghi di Consigli un po’ disorientano, ma nello stretto il Monaco Guerriero è una sentinella insormontabile che si concede poi uno strappo maestoso al 52′ servendo il Che Kvara – 7

JUAN JESUS. Posso dirlo? Massì lo dico: una prestazione insufficiente, talvolta da brividi. Al 15′ fa tirare Pinamonti, al 60′ si fa superare da Frattesi, al 73′ non riesce a controllare il rimbalzo del pallone. Non ha mai dato la sensazione di essere padrone della situazione – 5,5

MARIO RUI. Sua Maestà Marittiello. Questo titolo, oggi pomeriggio, lo merita tutto. A partire da quel tiro che Consigli devia e fa sbattere sulla traversa. Si prende completamente tutta la sinistra e manda in gol il Che Kvara: un giorno la metamorfosi del lusitano nell’era spallettiana può costituire materia di studi per un seminario all’accademia del calcio. La sua traiettoria varia: spazia dalla sinistra al centro oppure affonda dritto per dritto. I suoi numeri non li scopriamo oggi, ma la sua evoluzione e la sua continuità sono una manifestazione lampante della forza di questa squadra – 8

ANGUISSA. Zambo non zompa più di tanto e diciamo che basta la presenza – 6

NDOMBELE dal 56′. Il suo ingresso rende più solido il centro e stavolta non fa cappellate, neanche una: segno di una promettente amalgama (“ditemi dove gioca e lo compro”, dixit la buonanima di Massimino) coi compagni. Eppoi un tiro gli esce sempre, come al 59′ – 6,5

LOBOTKA. Con Piotr a scartamento ridotto e Zambo rientrante dall’infortunio, tocca a Robotka fare da valico lì in mezzo. Ed è sempre più impressionante la sua capacità di spezzare il gioco avversario e poi girarsi con il vestito nuovo del play che sbaglia poco o nulla (giusto un lancio fuori misura) – 7,5

DEMME dal 79′. Essenziale come deve essere. In questo Napule della gioia collettiva, il mattoncino del calabro-teutonico può essere prezioso, come dimostra l’espulsione di Laurienté – 6,5

ZIELINSKI. Decisamente sottotono, impreciso e un po’ distratto – 5

ELMAS dal 56′. La sua irruenza si sta trasformando in un’applicazione diligente che riempie gli spazi e ostruisce gli avversari. Fatica un po’ a trovare il sentiero giusto per discendere, ma la terra di mezzo oggi ha funzionato meglio con lui e Ndombele a scortare Robotka – 6,5

LOZANO. La sua velocità oggi è al servizio completo della squadra. Encomiabile. E al 92′ la sua cagliosa è notevole – 6,5

OSIMHEN. Ripeto il termine usato per Demme. Essenziale, ma nel suo duplice significato. Victor Victoria incarna l’essenza (insieme con il Che Kvara) del Napule odierno, un po’ come la ghiandola pineale di Cartesio sede dell’anima. E al tempo stesso è essenziale inteso come semplice, senza soverchi barocchismi borbonici. Insomma, un Osimhen micidiale e per certi versi trasformato, se non nuovo. Ovviamente c’è poi la vigoria del suo talento: quel pallone stoppato al 3′ sarà stato a non meno di un metro e mezzo da terra. Un portento, per la tripletta e non solo – 9

KVARATSKHELIA. L’Italia è in mano a Giorgia ma noi per fortuna abbiamo la Georgia del Che Kvara. Per venti minuti abbiamo atteso la sua Apparizione, quasi fosse un evento soprannaturale, e lui si è manifestato laddove nessuno l’aspettava, a destra, inventando l’assist per il due a zero di Victor Victoria. Ora se parlo di calcio epico e antico spero di non essere frainteso, soprattutto dopo la scenata di Ten Hag ad Antony. Nel senso che vanno bene le strigliate amorevoli dello Sciamano per farlo tornare e persino per cambiargli quell’andatura a occhi bassi quando è senza palla e gli avversari offendono; vanno bene il calcio moderno e la costruzione dal basso; va bene tutto, ma il talento quando diventa genio va custodito e protetto, senza la presunzione di lobotomizzarlo e rinchiuderlo in determinati movimenti (tipica fase del sarrismo che abbiamo conosciuto). Anche perché tre o quattro giocate sono sufficienti per cambiare il corso della storia (della partita). Detto tutto questo: viva il Che Kvara e che Dio ce lo conservi a lungo (non dico tanto, mi bastano tre anni) a Napoli. A proposito di divinità: facciamoci gli auguri Ilaria, stanotte è il Natale di D10s – 9

RASPADORI dal 71′. Peccato per quella punizione – 6

SPALLETTI. Per tornare al calcio antico. Quando ero un pischello che si perdeva nel fumo della curva B, nessuno s’interrogava sul peso di Ottavio Bianchi nel Napule di Diego. Oggi è tutto cambiato e l’allenatore deve essere quantomeno un Demiurgo, e lasciamo stare la contrapposizione tra il Bene estetico e il Male risultatista. Questo per dire che Spalletti è senza dubbio il Demiurgo di questo Napule e la sua fortuna è avere una rosa forte a prescindere. Insomma, c’è la giusta alchimia che crea vittorie poderose come quelle di oggi ed è quindi giusto riconoscergli tutti i suoi meriti, tenendo presente che è un allenatore noto in Italia per i suoi secondi posti (mistero talvolta doloroso e mai risolto). In ogni caso questo enorme Tredici del suo Napule, condito da una valanga di gol, gli ha fatto porre una questione nel dopo-partita su un parziale e non completo riconoscimento dei suoi meriti. Ha detto, in sostanza: “C’è chi gode di una stampa migliore perché ha rapporti coi giornalisti, io non lo faccio”. E qui, il buon Luciano, dice una santissima verità sul nostro mestiere. Oggi, infatti, il rapporto con le fonti si trasforma sempre più spesso in una sorta di adorante sudditanza verso chi ti parla, una relazione tra “potere” e media che sfocia in articoli unilaterali, diciamo così. E allora la sua critica è giusta e ci sta tutta. Chiede che lo si valuti in base ai fatti e non alle relazioni con questo o quello (un sistema dilagante che per certi versi sta distruggendo vari settori del giornalismo). Ma non voglio dilungarmi e faccio solo un clamoroso esempio. Mi viene da ridere a pensare a certi articoli e a certi salottini tv (Sky in primis) che esaltavano Mister Veleno, uno degli allenatori più sopravvalutati dell’ultimo decennio. L’Italia e Napoli sono sovente un Paese e una città senza memoria ma se mettessimo a confronto taluni articoli su Gattuso apparsi fino a due anni fa e quelli di oggi su Spalletti, ne verrebbe fuori un quadretto grottesco e imbarazzante. E sì che Spalletti, in questo senso, ha ragione. Eccome se ha ragione – 8

ARBITRO RAPUANO. Non voglio essere troppo fiscale, ma credo che al Napule manchi un rigore – 5

Tanti auguri a tutti.

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