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È il Napoli firmato Spalletti: il gruppo che prevale sulle individualità

3-1 al Torino: 35 minuti da grande orchestra calcistica, con gol su costruzione da dietro. Poi la dimostrazione che sa anche soffrire

È il Napoli firmato Spalletti: il gruppo che prevale sulle individualità
As Napoli 01/10/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Torino / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: esultanza gol Andre' Zambo Anguissa

Il Napoli fa sul serio: Torino battuto 3-1, venti punti dopo otto partite, primo posto in classifica. E i galloni di squadra che è impossibile non considerare tra le favorite per la conquista dello scudetto. Ha giocato tre partite senza Osimhen e le ha vinte tutte e tre. Oggi schiera Raspadori centravanti (sarebbe stata dura metterlo in panchina) e il rimpiazzo si chiama Simeone. Il Napoli è molto forte. La squadra è stata costruita in maniera intelligente da De Laurentiis e Giuntoli, Spalletti la fa giocare a tratti divinamente senza però essere troppo narcisa, e i calciatori sono consapevoli della loro forza e mentalmente sono all’altezza delle loro qualità tecniche.

Il primo tempo, soprattutto i primi 35 minuti, è la carta d’identità del calcio preferito da Luciano Spalletti. Il Napoli esibisce potenza corale e fa male al Torino di Juric con le armi predilette dal tecnico toscano che da sempre sottolinea che il calcio è uno sport di squadra e che è sempre il collettivo a esaltare le individualità. Intelligenza collettiva direbbe Nanni Moretti in “Bianca”. Tutti pronti a rientrare, a sacrificarsi (Politano impareggiabile in questa speciale graduatoria) e sapientemente impiegati nella tattica di attirare la squadra di Juric per aprire gli spazi da attaccare. Come se fosse una strategia da campo di battaglia.

Il resto è affidato a prestazioni di calciatori che stanno vivendo un momento di forma straordinario: da Anguissa che copre il campo, anticipa, detta i passaggi, si inserisce e segna anche due gol. Lobotka che ormai sembra giocare col pilota automatico. E ovviamente Kvaratskhelia il più rimproverato da Spalletti che si sgola con lui: probabilmente tatticamente indisciplinato ma il terzo gol vale da solo la prestazione. Politano e suoi ormai imperdibili recuperi difensivi. Nel finale si mette in mostra anche Meret con un ottimo intervento su tiro da fuori.

Sul 3-0 al 35esimo il Napoli quasi stacca la spina e, chissà, inconsapevolmente si mette alla prova anche sul versante sacrificio. Mostra di saper soffrire. Perché il Torino di Juric prima accorcia con Sanabria, poi sfiora il secondo gol. E nella ripresa, non mollano mai. Il Napoli non rischia più di tanto però un paio di situazioni pericolose il Torino le crea. Davanti agli ormai soliti 40mila spettatori che accompagnano questo nuovo Napoli: forte, consapevole e leggero.

I primi due gol vanno raccontati perché racchiudono il calcio di Spalletti.

Al sesto minuto Raspadori che torna fin sulla linea di centrocampo, attirando così gli avversari, apre a sinistra dove Mario Rui e Kvaratskhelia mostrano cosa possa voler dire una sovrapposizione fatta con i tempi giusti, il portoghese approfitta del buco che si è creato sulla costola di centrodestra della difesa granata, crossa e al centro dell’area Anguissa sfodera un colpo di testa da centravanti puro con un inserimento perfetto.

Il Torino non ha nemmeno il tempo di rendersi conto di quel che gli sta accadendo che subisce la seconda rete. E qui Spalletti gongola persino di più. Perché il Napoli segna su costruzione dal basso sia pure sporcata. Tutto nasce da un passaggio non preciso di Meret: può rivelarsi un pericoloso boomerang, invece Anguissa difende con i denti il pallone, lo appoggia a Politano che – schiacciato sulla fascia destra – gli restituisce il pallone con una deliziosa parabola. A questo punto tra Anguissa e la porta avversaria ci sono oltre cinquanta metri di campo. Ma è una prateria abbandonata. Anguissa avanza, nessuno gli si para incontro e lui segna sul primo palo.

Juric riflette, Spalletti si frega le mani. Il suo Napoli è un’orchestra. Nessuno gioca per sé, come piace a Luciano. Con una serie di interventi fondamentali ma che non danno nell’occhio: come un anticipo di Kim su Sanabria, Zielinski che accorcia con sapienza, Lobotka cui non rubi mai il pallone anche se Juric prova a neutralizzarlo con Miranchuk.

La partita è un dominio. Il segna anche il terzo con Kvaratskhelia (il più rimproverato da Spalletti) con un lancio sontuoso di Zielinski. Anche qui quaranta metri di corsa e rete. Poi, un lento cammino verso il finale. Da squadra matura e consapvole.

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