“Pep Guardiola, il calcio come rivoluzione infinita. Appuntamento da The Spark, in Piazza Bovio, alle 18. Dialoga con l’autore Claudio Pellecchia

Sarà presentato oggi, venerdì 14 ottobre, “Pep Guardiola, il calcio come rivoluzione infinita”, il libro che Alfonso Fasano ha dedicato a Pep Guardiola, allenatore del Manchester City (edito da 66thand2nd). L’appuntamento è alle 18 da The Spark, in Piazza Bovio. Claudio Pellecchia dialogherà con l’autore.
Inutile negare che l’evento ci sta particolarmente a cuore, come ci sta decisamente a cuore l’autore del libro, Alfonso Fasano, napolista nell’animo, curatore delle analisi tattiche che puntualmente vi proponiamo su queste pagine all’indomani di ciascuna partita del Napoli.
In questo libro, già in libreria da giugno, Alfonso Fasano ripercorre la storia e le trasformazioni di Guardiola, le idee rivoluzionarie che ha portato sul campo, le vicende dei grandi giocatori che ha reso migliori. Ma questo libro racconta anche le sconfitte, le contraddizioni, le liti con i colleghi e con i calciatori che non condividono la stessa visione.
C’è tutta la storia dell’allenatore e delle squadre che ha allenato, come l’arrivo di Erling Haaland. Così lo racconta Fasano nel suo libro:
«La nuova era di Guardiola è già iniziata: il Manchester City ha preso Erling Haaland, una prima punta pura, l’attaccante che probabilmente si giocherà – con Kylian Mbappé e Vinícius Júnior – la palma di miglior giocatore del pianeta nei prossimi dieci anni. È una stella riconosciuta, è un giocatore di personalità, è un centravanti vero, altro che il centravanti è lo spazio. Il calcio è cambiato e sta cambiando, Pep è dentro questo cambiamento, lo sta preparando, lo sta vivendo».
Guardiola è raccontato da Fasano in ogni suo aspetto: ne viene esaltato il talento, ma c’è spazio anche per la sua testardaggine. Naturalmente è raccontata la sua straordinaria capacità di rivoluzionare il calcio, la voglia di misurarsi continuamente con se stesso per superare i propri limiti. La capacità di rinnovarsi, sempre, in un mutamento continuo che ne costituisce, alla fine, il vero e autentico fascino.
Ve ne regaliamo un estratto. Per il resto, se abbiamo almeno un po’ stuzzicato la vostra curiosità, vi invitiamo ad andare ad ascoltare Alfonso parlare della sua creazione domani, alla presentazione del libro. E, naturalmente, ad acquistarlo.
“Quando parla di calcio, Josep Guardiola Sala è del tutto assimilabile a un teologo, uno studioso che possiede gli strumenti necessari per analizzare criticamente il cosiddetto dato rivelato, ovvero la manifestazione di Dio agli uomini, quindi la sua esistenza, il suo rapporto con la società umana e con il progresso, anche quello scientifico. Questa condizione così particolare, così profondamente condizionata da esperienze e visioni, aderisce perfettamente alla figura di Guardiola, alla sua storia personale e professionale. Quando parla di calcio, infatti, Josep Guardiola fa solo finta di avere delle incertezze, di coltivare dei dubbi irrisolti. In realtà è un uomo saldissimo nelle proprie convinzioni, che crede nella sua verità, in una trascendenza che si è materializzata davanti ai suoi occhi. È inevitabile che sia così, del resto è stato un bambino e poi un ragazzo e poi un uomo e poi un atleta professionista che ha vissuto dentro il Barcellona, e che quindi ha assistito alla manifestazione di un progetto calcistico completo e perfetto; un progetto vincente, tatticamente innovativo, pregno di significati e valori culturali, sociali, persino politici; un progetto in grado di rinnovarsi costantemente, di non risultare mai davvero antico, superato dal tempo, anche nei suoi fisiologici momenti bui. Un progetto che, in virtù di tutto questo, è riuscito a influenzare l’universo intorno a sé, a essere un riferimento d’eccellenza, senza data di scadenza. Pep Guardiola non ha solo visto la realizzazione di questo progetto, come tutti gli altri appassionati di calcio nel mondo, ma l’ha anche vissuto dall’interno. Anzi, l’ha
vissuto da protagonista. Ha iniziato a respirarlo quando era ancora un bambino. L’ha sentito crescere e bruciare forte nella sua mente di adolescente in via di formazione e definizione. Poi, quando è diventato adulto, ha vinto tutto quello che c’era da vincere, e l’ha fatto proprio in questo modo”.
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