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Claudio Sala: «Il Napoli mi diede al Torino per 470 milioni senza dirmelo. Anconetani si arricchì»

Sul Foglio Sportivo le testimonianze di chi ha conosciuto lo storico presidente del Pisa. Piovanelli: «con lui c’erano tre livelli di ritiri punitivi».

Claudio Sala: «Il Napoli mi diede al Torino per 470 milioni senza dirmelo. Anconetani si arricchì»

Il Foglio Sportivo ricorda Romeo Anconetani, il presidente che ha fatto grande il Pisa. In questi giorni ricorre il centenario della sua nascita. Il quotidiano ne ricostruisce la storia e raccoglie anche le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Tra i trasferimenti di calciatori che ha curato direttamente Anconetani, il più clamoroso fu quello che nell’estate del 1969 portò Claudio Sala dal Napoli al Torino per una cifra altissima: 470 milioni cash. E’ lo stesso Sala a raccontarlo al Foglio Sportivo.

«Non è mai stato il mio procuratore. Anconetani era un cosiddetto mediatore. Io neanche lo conoscevo di persona. Allora i calciatori erano tenuti all’oscuro di tutto. Lessi il titolo di un giornale in un autogrill nei pressi di Rimini mentre stavo andando in vacanza. Il Napoli mi vendette per 470 milioni cash e non mi fece neanche una telefonata. Anconetani si arricchì anche grazie a quel trasferimento».

Anconetani era molto amico di Giuseppe Bonetto, il direttore generale che costruì il Torino dello storico scudetto del 1976. Allora l’appellativo di Anconetani era il “Signor 5 per cento”, ovvero la percentuale che tratteneva per sé da ogni transazione di mercato in cui era coinvolto.

Anconetani portò al Pisa fior di giocatori. Il bomber Piovanelli racconta al Foglio Sportivo:

«Mi aveva fatto seguire dai suoi osservatori di fiducia nei campionati dilettantistici e mi portò a Pisa. Io ero un perfetto sconosciuto. Ma lui conosceva tutto di tutti, non so neanche bene come facesse. Certamente di calcio ne sapeva molto».

In 16 anni di presidenza del Pisa Anconetani cambiò 22 allenatori. Uno di questi fu Aldo Agroppi, con il quale, racconta Il Fatto, ci fu un rapporto di odio-amore. Nel 1991, quando si vociferava di un suo possibile ritorno in panchina, Agroppi disse: «Non torno, preferisco vivere».

C’è anche la testimonianza di Castagner, che fu chiamato da Anconetani per la stagione 1991-92, dopo che le prime tre partite nel campionato di Serie B non erano andate bene.

«Con il presidente ho sempre avuto un buon rapporto, anche dopo che ci siamo lasciati di comune accordo. Abbiamo mancato la promozione in Serie A di poco e io a 52 anni non avevo più voglia dei troppi ritiri punitivi con la squadra. Solo una volta Anconetani mi ha tenuto il muso. Simeone si era fatto male una caviglia in allenamento e da infortunato lo avevano trovato qualche giorno dopo in discoteca. Anconetani valeva dargli una lezione, ma io una volta recuperato l’ho convocato per la trasferta di Cesena perché era uno dei nostri migliori giocatori. Il presidente, che non mi chiedeva mai la formazione in anticipo, quando vide i convocati chiamò il segretario della società, urlandogli: ‘Castagner è esonerato!’ Poi vincemmo la partita e non disse più niente, ma per un po’ è rimasto arrabbiato».

Piovanelli continua:

«Mi dava sempre del lei e diceva le cose in modo schietto, parlando tanto alla squadra sia nei momenti difficili che in quelli di euforia. Ricordo che con lui c’erano tre livelli di ritiri punitivi. Il peggiore a Volterra in inverno senza avere a disposizione neanche la tv. A Villa delle Rose a Pescia si stava un po’ meglio ma non c’erano né la tv né le carte da gioco. Il ritiro classico era previsto invece in un hotel con campo di allenamento e la possibilità di guardare la televisione e fare una partita a carte. Era un padre padrone. Diceva sempre: il Pisa è una repubblica, ma comando io. Negli ultimi anni di vita era rimasto il solito signore, sempre elegante, impeccabile anche negli abbinamenti dei colori. Dopo il 1994 ha sofferto molto. Ogni tanto lo rivedevo e sempre voleva aiutarmi a rientrare dopo che avevo smesso col calcio giocato».

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