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Caso plusvalenze Juventus, avvisi di garanzia ai componenti del Cda e ad altri dirigenti

La nota della Procura di Torino. I reati: falso nelle comunicazioni sociali e false comunicazioni rivolte al mercato. Il gip ha rigettato l’applicazione delle misure cautelari

Caso plusvalenze Juventus, avvisi di garanzia ai componenti del Cda e ad altri dirigenti
Mg Torino 14/09/2022 - Champions League / Juventus-Benfica / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-Pavel Nedved

Caso plusvalenze Juventus, avvisi di garanzia ai componenti del Cda e ad altri dirigenti.

La Procura di Torino ha notificato ai componenti del Consiglio d’amministrazione della Juventus, ai dirigenti con responsabilità strategiche, ai componenti del Collegio Sindacale e al revisore legale del club, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, iniziate nel 2021, per i reati di falso nelle comunicazioni sociali e false comunicazioni rivolte al mercato.

A comunicarlo, con una nota ufficiale, il procuratore capo di Torino, Anna Maria Loreto. L’istruttoria prende in considerazione le annualità 2018, 2019 e 2020. La Procura fa sapere di aver

“depositato al Giudice delle Indagini Preliminari richiesta per l’applicazione di misure cautelari personali (per alcuni indagati) e reali e che tale richiesta sia stata rigettata in data 12 ottobre 2022, avendo il Giudice ritenuto l’assenza di esigenze cautelari. Avverso l’ordinanza di rigetto è stato depositato appello”.

Secondo l’accusa

“il quadro probatorio acquisito consente di delineare una attività di alterazione delle poste di bilancio (e quindi dei risultati di esercizio) quale conseguenza, in primo luogo, di un anomalo ricorso ad operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti, operazioni, per altro, nel complesso distoniche nel panorama nazionale, (…) concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio: tali operazioni sono state ritenute fittizie, anche alla luce del contenuto di conversazioni registrate nel corso delle indagini”.

La nota della Procura prosegue con le contestazioni dell’accusa:

“Un ulteriore intervento, finalizzato ad alterare i risultati di bilancio, è stato individuato nelle cosiddette manovre stipendi, che a fronte di importanti differenze tra i risultati di bilancio così come approvati e quelli che, nella ricostruzione effettuata da questo Ufficio, avrebbero dovuto essere oggetto di approvazione” ha portato all'”ulteriore contestazione del delitto di aggiotaggio informativo, essendo Juventus FC società quotata”.

La consulenza tecnica contabile degli inquirenti ha valutato l’impatto di queste manovre sui bilanci:

“Quanto all’esercizio 2018 risulta essere stata indicata una minor perdita di esercizio, pari a 39.596.000 euro anziché 84.506.000 euro; un patrimonio netto positivo, pari a 31.243.000 euro, anziché negativo, pari a 13.367.000 euro. Quanto all’esercizio 2019 risulta, secondo le conclusioni del consulente, essere stata indicata una minor perdita, pari a 89.082.000 euro anziché 230.732.000 euro; un patrimonio netto positivo pari a 239.204.000 euro anziché 47.543.000 euro. Quanto all’esercizio 2020 risulta essere stata indicata una minor perdita di esercizio, pari ad 209.5 14.000 euro anziché 222.477.000 euro; un patrimonio netto positivo, pari a 28.827.000 euro, anziché negativo, pari a 175.791.000 euro”.

Secondo gli inquirenti

“sussistono concreti elementi per ritenere che, con riguardo alla prima manovra stipendi (stagione sportiva 2019/ 2020), i calciatori, in accordo con la società, abbiano rinunciato a percepire, in concomitanza con il periodo pandemico, una sola mensilità e non quattro, come per contro comunicato da Juventus FC nel marzo 2020. Le restanti tre mensilità, in ipotesi di accusa, non sarebbero state oggetto di rinuncia, bensì di differimento ad esercizi successivi”.

E riguardo alla seconda,

“avente ad oggetto accordi individuali di riduzione stipendiale per le mensilità marzo-giugno 2021”, “a seguito di perquisizione sono state rinvenute e sequestrate, al di fuori della sede sociale, scritture private contenenti l’impegno incondizionato della società al pagamento degli stipendi oggetto di riduzione, anche in caso di trasferimento del calciatore a club terzo e, pertanto, di contento contrario a quanto risultante dai contratti depositati presso la Lega”.

La Procura fa sapere anche di aver contestato ad alcuni degli indagati anche il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti

“essendo emerso, secondo questo Ufficio, come la Juventus abbia corrisposto ad agenti (cioè a fornitori strategici per l’impresa) somme per prestazioni che non hanno trovato riscontro e che, pertanto, sono considerate inesistenti, con contestuale danno all’Erario per indebita detrazione di Iva”.

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