Bianchi: «Il Napoli sprigiona entusiasmo, non ci sono giocatori tristi, neanche in panchina»

Alla Gazzetta: «La squadra di Spalletti sembra non avere difetti o punti deboli. Come bellezza non c'è paragone con la Roma, ma il calcio spesso va oltre».

ottavio bianchi

1986 archivio Storico Image Sport / Napoli / Ottavio Bianchi / foto Aic/Image ONLY ITALY

In occasione di Roma-Napoli di domenica sera all’Olimpico, la Gazzetta dello Sport intervista un grande ex di entrambe le squadre: Ottavio Bianchi. A Napoli ha giocato e allenato, ci ha trascorso oltre dieci anni. A Roma si è fermato solo due stagioni. Racconta come ha vissuto le piazze.

«Napoli per me è stata la vita, oltre che da calciatore e allenatore ci ho vissuto pure da dirigente. Dalla filosofia napoletana ho imparato umanamente molto: una lezione di vita, al di là dell’aspetto professionale».

Chi vince domenica? Bianchi non saprebbe dirlo.

«Difficile dirlo. Questo Napoli è la squadra per eccellenza in Italia, basta vedere le partite con Ajax e Liverpool. Sta facendo bene in ogni senso: gioco, collettivo, individualità. Sprigiona entusiasmo, mi sembra non abbia difetti o punti deboli: tanti sbocchi offensivi e solidità difensiva. In più non vedo giocatori tristi, neanche in panchina, chi entra anche solo per 15 minuti dà tutto. E nell’epoca dei cinque cambi questo fa la differenza».

Ma la Roma ha Mourinho.

«Con un personaggio carismatico come Mourinho l’ambiente si è trasformato ed è carico. La Roma fa di necessità virtù, ha un gioco speculativo che in questo momento produce. Ma come bellezza mi sembra non ci sia paragone. Il calcio però spesso va oltre, si sa. Soprattutto in una partita singola».

Su Kvaratskhelia:

«Una gran bella intuizione, nessuno conosceva questo ragazzo dal nome impronunciabile ma che gioca divinamente. Il Napoli è stato bravo, ha visto lungo».

Bianchi evidenzia l’abbondanza in attacco di cui può disporre Spalletti.

«E chi metti hai sempre qualcosa indietro di buono. Con Osimhen attacchi più la profondità, anche per sfruttare la sua falcata. Mentre Raspadori è uno degli italiani più interessanti in assoluto. Se gioca lui devi giocare un po’ come il Barça di Messi, Xavi e Iniesta, con quel palleggio volto a stancare gli avversari e poi a colpirli, soprattutto perché sono tutti piccoletti: lui, Politano e Lozano. E anche con Simeone è un altro sistema ancora. Questa è la ricchezza del Napoli».

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