Al Corsera: “Sky subdola e irrispettosa, mi ha oscurato senza motivo. Ma Allegri non c’entra, il nostro dualismo ha fatto bene alla comunicazione italiana”

Anche se lui adesso si definisce “comunicatore” (“questo nuovo mestiere nasce dal fatto che so ascoltare”, dice) Lele Adani è diventato quasi il divino Otelma: “Ricevo messaggi di ogni tipo, persone che parlano dei loro problemi, sul lavoro, in famiglia, di salute. O chiedono consigli, aiuto”. Lo racconta in un’intervista al Corriere della Sera, hashtag “i miti dei giovani”.
Il “santone” Adani nasce tra paganesimo e fede: “Penso che la fede mi abbia migliorato come uomo. Per me Dio è amore e lo sento, come sento costantemente quello della mia povera mamma, in una canzone, nella brezza mattutina, in una tazza di tè. Lo riconosco ovunque ed è questa la mia forza in più. Non è un percorso di preghiera, ma di avvicinamento costante a Dio”.
Adani parla di “sogni”, del “cuore”, di “purezza”, degli immancabili sacrifici e di papà artigiano e mamma operaia.
“Siamo contadini della bassa reggiana, gente di sinistra che lavorava e credeva nei valori della politica di una volta, che mio padre vedeva in Berlinguer: ricordo quando apriva il frigo e diceva c’è “troppa roba”. Ogni cosa bisognava conquistarsela ed è una che mi è rimasta dentro: ti devi meritare tutto”.
Adani è dentro il suo “personaggio”, di cui sarebbe “prigioniero”. Ma no: lui si sente “come gli altri”:
“Questo concetto è alimentato da altri che fanno il mio lavoro e non mi prendono per quello che sono, coi miei argomenti, la mia opinione e la mia passione. La mia forza è quella di avere argomenti, che non vuol dire avere il consenso: io non vivo per il consenso, cerco di vivere per un senso del giusto che è dato dai miei argomenti. Sento che chi la pensa diversamente spesso non si concentra sugli argomenti”.
Ce l’ha ancora con Sky. E’ stato un divorzio traumatico: è andato “in un modo quasi incomprensibile dal punto di vista della trasparenza: sono stato oscurato senza capire il motivo e la scelta di separarsi non mi è mai stata spiegata. C’è stato un comportamento subdolo e irrispettoso“.
Ma è ovvio che l’elefante che si aggira nelle stanze di Adani si chiama Massimiliano Allegri:
“Non posso crederlo. E non sento nemmeno di dubitarne. Credo anzi che abbia fatto bene alla comunicazione in Italia, agli appassionati e a Sky stessa. La comunicazione per me è questo: un confronto che suscita interesse e dà la possibilità di pensare”.
Va a braccio Adani, è un fantasista della comunicazione:
“Non ho un piano prestabilito, mi faccio trasportare in modo naturale da una partita, da un articolo, da uno spunto. Oggi ci sono tanti strumenti che ti consentono di rispettare il mestiere di comunicatore”.
Tipo la Bobo Tv:
“Credo che abbia cementato un nuovo modo di comunicare: la prima differenza è nel fatto che abbiamo tutto il tempo che vogliamo e in quello emerge sempre l’uomo, con il suo eccesso, la sua spontaneità, la sua libertà. La nostra è quasi una compagnia, che esce dai canoni prestabiliti, con attenzione all’aspetto più importante, che è il contenuto. Altrimenti la gente non ti segue. La chiave è essere se stessi, senza tenersi, senza gestirsi, parlando con la testa e con il cuore nei tempi che ti sono concessi. Se no è troppo facile: ci sono tantissimi ex calciatori che parlano, ma la domanda è “quanti sono interessanti?” Per me, pochi“.
Uno è Cassano…
“Antonio è sempre estremo. Ha giocato nel Real e in lui c’è sempre la purezza del ragazzo di Bari Vecchia che non dimentica da dove è partito. Credo che tutti lo trovino interessante: è dirompente e si prende la responsabilità di ciò che dice, coi suoi errori, i colpi di genio, gli eccessi”.