Sul CorSport le dichiarazioni del laziale: «Dobbiamo mettere un freno a questa cosa, denunciando, senza più avere pazienza».
Il Corriere dello Sport riporta le parole di Ciro Immobile dal ritiro della Nazionale. Ammette di aver pensato di lasciare il gruppo di Mancini.
«Ci sono stati momenti di grande delusione per la mancata qualificazione mondiale così come c’erano stati quelli dell’emozione europea. Ma fino a che ci sarà bisogno di me, che il mister avrà bisogno di me, sia in campo che fuori, io ci sarò».
Dice di sentirsi in dovere di farlo, come leader, per aiutare i tanti giovani presenti in Nazionale che hanno bisogno di essere sostenuti dai veterani.
Tocca anche il tema degli attacchi social a cui è stato più volte sottoposto.
«Siamo in un mondo social, ne fa parte anche il nostro. L’occhio ogni tanto va a finire lì. Servirebbe equilibrio nei giudizi. Invece… E anche questo aveva pesato nell’idea di finirla lì. Poi ripensando a tutto il mio percorso mi è sembrato ingiusto che fossero gli altri a decidere».
Sempre più spesso certi limiti vengono superati, come nel caso di Acerbi.
«Io penso che il mondo social sia meraviglioso ma ti può letteralmente distruggere, e non solo nel calcio. Quel che è successo al Leone va oltre. Dobbiamo tutti essere bravi a gestire questa cosa e anche mettere un freno, denunciando, senza più avere pazienza. A me è accaduto quando è stata attaccata la mia famiglia, i miei figli».
La Uefa ha varato una piattaforma che denuncia gli haters in rete.
«Io penso che dobbiamo assolutamente fare lo stesso anche noi, in Italia, stabilmente. Ripeto, Serve un freno, non solo nel calcio».
Parla del suo diverso rendimento tra Lazio e Nazionale.
«Il fatto è che io questa domanda me la pongo quasi tutti i giorni… quasi tutti i giorni. Forse alla Lazio ho più margine di errore, qui meno e dunque sale la pressione. Fa rosicare il fatto che ho vinto quattro volte la classifica marcatori e in Nazionale ho numeri più bassi».
Continua:
«Diciamo che a volte mi accade di andare in campo volendo strafare, il che ti porta a commettere grosse cavolate. Eppure so quel che posso fare, la Lazio ne è la testimonianza: più di quanto ottenuto lì non si può. Un altro motivo di turbamento, rapportato all’azzurro».