ilNapolista

Il Var di cittadinanza ci ricorda che siamo un calcio povero (quindi meno trasparente)

Oltre il 50% delle partite ha il numero minimo di telecamere. Sono i broadcast a sborsare. Emerge un sistema al risparmio, che non investe sul futuro

Il Var di cittadinanza ci ricorda che siamo un calcio povero (quindi meno trasparente)
Db Torino 11/09/2022 - campionato di calcio serie A / Juventus-Salernitana / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Matteo Marcenaro

La vicenda Candreva, o Juventus-Salernitana, è stata ed è molto interessante. Ci ha permesso di conoscere aspetti che fin qui ignoravamo. Oltre ad avere confermato – ma lo sapevamo già – che quando si parla di calcio è praticamente impossibile muoversi lungo un minimo comune denominatore. All’analfabetismo funzionale – ormai dilagato più che dilagante – quando si parla di pallone bisogna aggiungere la faziosità in loop.

Al netto di questo teatrino, a Torino domenica sera è accaduto qualcosa che apparentemente non era mai successe. Nella ricostruzione di un gol in sospetto fuorigioco, le telecamere si sono perse un calciatore (Candreva) e questo ha portato all’annullamento della rete di Milik. Annullamento irregolare.

Che cosa è venuto fuori che non sapevamo? Che la copertura televisiva non è uguale per tutte le partite. In realtà lo sapevamo, era evidente. Ma non avevamo mai legato questo concetto al Var. Il Var usufruisce di tutte le telecamere utilizzate per la trasmissione della partita. E quindi più camere a disposizione, vuol dire copertura più efficace per il Var.

Abbiamo scoperto che invece in Serie A sono previste tre fasce:

La A con 18 telecamere e un costo di produzione di 52-53 mila euro
La B con 16 telecamere e un costo di 42-43 mila euro
La C con 12 telecamere e un costo di 32-33 mila euro

A queste camere ne vanno aggiunte due per la Goal Line Technology e una cosidetta camera tattica (quella dello scandalo).

A ogni turno di campionato almeno la metà (ma anche di più) degli incontri ha una copertura di fascia C; due o due-tre di fascia B; e uno-due di fascia A. La fascia A, quella più costosa, è solo per i big match. Un lusso. Il cinque stelle del Var. Juventus-Salernitana era fascia C, la più economica. Non proprio la terza classe del Titanic ma, forzando, potremmo definirlo il Var di cittadinanza.

Ufficialmente è la Lega Serie a decidere le fasce d’appartenenza delle singole partite. Poiché sono le tv a pagare, è una decisione che diciamo avviene di concerto ma non è complesso rendersi conto che sono i broadcaster ad avere l’ultima parola. La Lega ratifica, un po’ come la presidenza della Repubblica.

Quando vogliono, quando conviene (ovviamente) i broadcaster si sobbarcano costi aggiuntivi per le cosiddette integrazioni: il salottino, le postazioni sul campo, la spider cam, o telecamere dedicate esclusivamente a un protagonista.

La trasparenza, come tutto, ha un costo. E soprattutto oggi, che la regolarità va a braccetto con la tecnologia, investire vuol dire anche tutelare la competitività del prodotto Serie A. L’errore di Torino, così come la megarissa in campo, insieme al perenne silenzio della classe arbitrale, non contribuiscono certo ad aumentare l’appeal del nostro campionato. In particolare all’estero, ma anche in Italia. Del resto economia di mercato è un concetto che il sistema calcio italiano fatica a comprendere, come si evince anche dalle dichiarazioni del presidente della Figc Gravina sempre improntate a minimizzare. Come negli anni Ottanta, dimenticando che sono passati quarant’anni.

Tornando a domenica, a Torino l’incidente è scoppiato perché fino a quest’anno non veniva mai utilizzata la cosiddetta camera tattica quella che copre tutto il campo e che i club adoperano per le statistiche. È l’unica che aveva il frame di Candreva (anche se non consente di tirare le linee per il fuorigioco). È una camera che non risponde agli alti standard richiesti, arriva con cinque secondi di ritardo. Dall’inizio della stagione, però, la camera tattica viene generalmente messa nella disponibilità del Var. A Torino, però, non è accaduto. Non c’è una ragione precisa. È sfuggito. La responsabilità è della società che gestisce tutte le immagini per il Var a livello di Lega Serie A: la Hawk-eye (che nel 2018 balzò agli onori delle cronache per gli ormai celebri audio scomparsi tra il Var e Orsato in Inter-Juventus). Non di chi produce le immagini: in questo caso la Juventus che è uno degli undici club di Serie A che cura le produzioni delle proprie partite (c’è anche il Napoli).

La Hawk-eye è il trait d’union tra la produzione e il Var. Svolge questo lavoro per conto della Lega Serie A. Ha vinto un bando di gara ed è all’ultimo anno di contratto. Hawk-eye lavora anche con la Uefa per le partite di Champions insieme a un altro sistema che dagli addetti ai lavori è considerato più avanzato: Evs Xeebra dotato di un sistema artificiale per la rilevazione del fuorigioco. Con Xeebra probabilmente l’errore Candreva non sarebbe stato commesso.

In un sistema proiettato al miglioramento, l’incidente di domenica potrebbe essere letto anche in chiave positiva. Come un incentivo a crescere. In Italia non sappiamo.

ilnapolista © riproduzione riservata