Con il 4-3-3 e senza Insigne e Mertens, Victor si crea più occasioni ma è meno concreto, forse perché lavora di più con la squadra e per la squadra
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“No Osimhen, no party”, scrive la Gazzetta dello Sport, commentando le ultime prestazioni dell’attaccante nigeriano del Napoli. Con il 4-3-3 e l’assenza di Mertens e Insigne, Victor ha dovuto mutare il suo atteggiamento.
“Con il 4-3-3, senza un Mertens alle spalle e con Kvaratskhelia sul lato sinistro che ama puntare continuamente il terzino avversario, Osimhen è diventato “di raccordo” tra centrocampo ed attacco e non è più chiamato solo ad attaccare la profondità. I numeri, sono chiari: 49 i passaggi tentati rispetto ai 41 delle prime quattro giornate dello scorso anno e ben otto i duelli aerei vinti contro i quattro della passata stagione dopo i primi 360’. In pratica, Osimhen è diventato il regista avanzato del Napoli e questo vuol dire aver iniziato un percorso personale di crescita”.
“Lo scorso anno, completato il quarto turno, Osimhen aveva calciato nello specchio in sei occasioni su tredici, adesso ci ha provato venti volte riuscendoci solo in tre. Dunque, Victor si crea più occasioni ma è meno concreto probabilmente proprio perché lavora di più per la squadra e con la squadra. Insomma, Osimhen assomiglia sempre meno a Cristiano Ronaldo (diventato ormai un finalizzatore a tutti gli effetti) ma non deve neppure forzare la sua natura di goleador per cercare ossessivamente la giocata che crei la superiorità numerica (di dieci dribbling tentati sin qui gliene è riuscito soltanto uno)”.