ilNapolista

«Fotografai Agnelli con una modella 18enne, all’alba mi telefonò Montezemolo per comprare il rullino»

Umberto Pizzi al CorSera: «Per sfuggirmi Agnelli imboccò il lungotevere contromano. Onassis? Faceva la pipì contro il muro fuori al Grand Hotel».

«Fotografai Agnelli con una modella 18enne, all’alba mi telefonò Montezemolo per comprare il rullino»
1985 archivio Storico Image Sport / Juventus / Giovanni Agnelli / foto Aic/Image Sport

Il Corriere della Sera intervista Umberto Pizzi, il decano dei paparazzi. Ha 85 anni e ne ha passati 60 ad immortalare star, nobili, politici, ballerine, il tutto raccontato nella rubrica “Cafonal”, su Dagospia. Racconta di quando Mick Jagger gli fracassò la macchina fotografica.

«Rolling Stones in concerto a Roma nel 1970, Mick Jagger mi diede uno spintone, cascai dalle scale, si ruppe tutto, allora corsi dall’avvocato e gli pignorai gli strumenti. Risarcimento immediato da 1.750 sterline, mi ci aprii il primo contro in banca».

Della Lollobrigida, a cui piaceva essere fotografata.

«Gina Lollobrigida era una comare di merende, stava al gioco, da fotografa ti dava pure i consigli per riprenderla meglio. A Montecarlo, a braccetto con uno spasimante arabo, mi mostrò l’anello gigantesco che le aveva appena regalato. Una volta partimmo insieme per Punta del Este, invitati al compleanno di un miliardario brasiliano, re della plastica. Il volo era in ritardo, così io, lei e Elsa Martinelli ce ne andammo a mangiare un boccone, il conto toccò pagarlo a me, erano due avarissime. Viaggio inutile: per entrare era obbligatorio il frac, o il battichiappe, come lo chiamo io. Mi rifiutai e fui cacciato».

Paparazzò anche Gianni Agnelli.

«Il vero re d’Italia, credo però che avesse paura di invecchiare, era sempre circondato da giovani. Primi anni ’80. Lo intercettai che usciva dal Jackie ‘O con una modella americana diciottenne, Ramona Ridge. Cinque preziosissimi scatti. All’alba mi chiamò Luca Cordero di Montezemolo. Volevano comprare il rullino. Rifiutai. “Fatemi chiamare dal direttore di un giornale”. La sera stessa mi inviarono la fattura per conto dell’Eco dell’Industria, rivista della Fiat. Una sera invece, sotto casa di Sandra Verusio, l’Avvocato montò in macchina con una ragazza. Mi lanciai all’inseguimento. Imboccò il lungotevere contromano. Gli andai dietro per un po’, poi mi fermai, mica mi potevo ammazzare per lui».

Su Aristotele Onassis:

«Un simpatico filibustiere, sempre con in mano un rosario di legno. Usciva dal Grand Hotel e faceva la pipì contro il muro, gli piaceva così. Lungo via Veneto veniva regolarmente agganciato dalle prostitute. Una sera lo trovai all’Hostaria dell’Orso con Liz Taylor, soli, senza Jackie e Richard. Con indosso il mio impermeabile bianco e sotto, nascosta, la macchina fotografica, mi infilai dal retro, passai per le cucine e spuntai al bar. Appena mi vide, Ari mi lanciò un bicchiere di champagne, ne scolava sei bottiglie a sera».

Oggi le sue vittime predilette sono i politici.

«Quelli della Prima Repubblica erano più seri, preparati. Non se la prendevano. Solo Ignazio La Russa tentò di picchiare mio fratello Mario. Sandro Pertini era un padre, mi abbracciava. Giulio Andreotti si fermava a chiacchierare e si faceva fotografare pure mentre mangiava. Gianni De Michelis era fantastico, con quei capelli lunghi e impomatati, toccava il sedere a tutte. La fine venne con Mani Pulite. A una festa si alzò da tavola per andare al buffet, tornò e fece per sedersi, ma qualcuno gli aveva tolto la sedia e lui rovinò a terra, coperto di cibo. Non lo aiutò nessuno. Provai pena».

Silvio Berlusconi la evita.

«Si arrabbia se gli fotografo le orecchie, sono enormi, non i tacchi rialzati. O dall’alto, perché si nota il trapianto di capelli. Lo beccai a grattarsi le parti basse in un’occasione ufficiale, con la foto mi ci sono pagato un viaggio alle Seychelles».

ilnapolista © riproduzione riservata