L’ex campione di basket racconta a Libero il suo rapporto con la città: «Sono molto legato a Milano, ogni anno di più e sono molto riconoscente perchè mi ha dato la possibilità di vivere una vita sportiva straordinaria».
Libero intervista un mito vivente della pallacanestro italiana, Dino Meneghin, che ha raccontato il suo rapporto con Milano
«Sono sensazioni maturate nel tempo. Erano gli anni ’80 quando arrivai da Varese: città bellissima, ma tutta un’altra cosa rispetto a Milano. I primi tempi sono stati difficoltosi, più che altro per capire le distanze, il traffico, come muovermi. Ma, mese dopo mese, ho imparato a conoscerla e ad apprezzarla, soprattutto per le grandi possibilità che ti offre, dal punto di vista lavorativo, del divertimento, delle bellezze che ti propone: il Duomo, il Cenacolo, il Castello Sforzesco, Brera, solo per citarne alcune. Sono molto legato a Milano, ogni anno di più e sono molto riconoscente perchè mi ha dato la possibilità di vivere una vita sportiva straordinaria».
E la Milano (quasi) deserta d’agosto? La adori o la detesti?
«È un po’ il problema delle grandi città. Chi ci vive e ci lavora, non vede l’ora di staccare ed andare in montagna o al mare. Il problema è che sono in tanti che la pensano così. Troppi esercizi commerciali chiudono contemporaneamente, creando seri problemi a chi rimane. Pochi giorni fa ero in città, cercavo un bar aperto per comprare una bottiglietta d’acqua. Niente di aperto, l’ho dovuta prendere in autogrill».
Gli inizi a Milano da Varese non sono stati semplici
«Sono arrivato da Varese, nemico storico del Simmenthal Milano. Ero visto con grande diffidenza. Mi sono poi rotto subito il menisco… Ti lascio immaginare i commenti. Inizi difficili. Allenamenti solitari per quasi un mese, ma con la società che mi ha dimostrato una grande vicinanza. Tutti, nessuno escluso, mi hanno evitato qualsiasi disagio. Io ero arrabbiatissimo, comunque. La fiducia dei tifosi, me la sono guadagnata sul campo. Hanno visto l’impegno, al limite delle mie possibilità, in allenamento e in partita e hanno cominciato ad apprezzarmi sempre di più. Abbiamo vinto lo scudetto contro Pesaro e questo ha spazzato via del tutto i mesi difficili. Da qui in avanti, il rapporto con i tifosi è stato eccezionale. Mi hanno sempre sostenuto, quando giocavo male, applaudito ed osannato quando giocavo bene. Io ho un attaccamento incredibili verso i tifosi Olimpia: appassionati, competenti e sempre vicini alla squadra».