L’Inter nei guai: lo sponsor principale, la criptomoneta Digitalbits, non paga. A rischio 80 milioni

Libero racconta una storia strepitosa. Il club aveva disperato bisogno di soldi. Ora ha oscurato i loghi dal sito, dai cartelloni pubblicitari e non sa che fare con la maglia

Inter Lukaku mondiale serie a

Cesena 30/07/2022 - amichevole / Inter-Lione / foto Image Sport nella foto: Romelu Lukaku

Libero racconta di una storia straordinaria: quella dell’insolvibilità dello sponsor dell’Inter: la criptomoneta Digitalbits. Ha firmato un contratto da quasi 80 milioni in quattro anni, è la scritta principale sulla maglia nerazzurra, ma non ha versato una lira ed è in caduta libera.

Per firmare il contratto con Digitalbits, l’Inter ha declassato a sponsor secondario Socios.com, sponsor di maglia dello scorso anno che aveva pagato fino all’ultimo centesimo.

Se uno sponsor promette di pagare e non paga è di certo nel torto, ma è indubbio che per certe cifre – oltre 20 milioni all’anno, non proprio due lire – il club debba effettuare le dovute verifiche e pretendere certezze. L’Inter non sembra averlo fatto con Digitalbits, il nuovo main sponsor, e ora ne paga le conseguenze: i soldi non arrivano e il contratto non si può stracciare, né si vuole farlo. Per ora.

Da quando ha siglato l’accordo con l’Inter,

Zytara, la proprietaria di Digitalbits, era in piena ascesa e con ogni probabilità ha fatto il passo più lungo della gamba. Da quel momento la criptovaluta ha perso il 98% del suo valore.

Ma già prima della crisi del settore delle valute digitali, in ambiti finanziari si dubitava sulla consistenza patrimoniale dell’ecosistema Zytara-Digitalbits, che pare non essere mai stata un’azienda particolarmente trasparente. A maggior ragione, quindi, servivano certezze. Ci si è fidati in nome dei soldi di cui si ha dannatamente bisogno in questo momento storico. L’accordo con l’Inter prevede un’ascesa: da sponsor di manica per 5 milioni a main partner in cambio di 23 milioni per la stagione imminente, 27 milioni per la successiva e 30 milioni per l’ultima del contratto quadriennale.

Fin qui l’Inter non ha visto un euro.

L’Inter si sta tutelando come può, evitando di farsi veicolo di pubblicità gratuita: ha oscurato i loghi dal sito, dai cartelloni pubblicitari a bordocampo, dalle maglie della squadra femminile e della Primavera. Ha poi posticipato a settembre il lancio della seconda maglia per capire con Nike se c’è la possibilità di stamparle senza sponsor o, nel mentre, di risolvere il contenzioso. La prima maglia resta un problema: è impossibile risarcire chi l’ha già acquistata e riavviare produzione e distribuzione. La spesa sarebbe illogica.

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