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“Il testimone invisibile”, ossia quanto è diversa la verità processuale dalla realtà

Il remake italiano di Contratiempo, di Stefano Mordini con Scamarcio e Miriam Leone. Un omicidio, un uomo trovato in flagranza di reato

“Il testimone invisibile”, ossia quanto è diversa la verità processuale dalla realtà

Non so se qualcuno ricorda Contrattempo (Contratiempo) il film del 2016 scritto e diretto da Oriol Paulo che vidi su Netflix nel luglio del 2017… Ebbene forse non tutti sanno che nel 2018 il regista Stefano Mordini ne trasse un remake in salsa italiana – “Il testimone invisibile”, ora su Amazon Prime video – facendosi aiutare nella sceneggiatura da Massimiliano Catoni; ci fu per i due anche una nomination ai David di Donatello nel 2019. L’imprenditore tech Adriano Doria (Riccardo Scamarcio) è accusato dell’omicidio della sua amante, la modella Laura Vitale (Miriam Leone): la sua posizione è gravissima perché il nostro è stato ritrovato dalla polizia in flagranza di reato all’Hotel Bellavista di Molveno nella stanza 215 con le sue impronte digitali sulla statuina utilizzata per l’uccisione.

Nel tentativo di riuscire a cavarlo di impaccio il suo avvocato Paolo (Nicola Pannelli) ricorre ad una sua collega Virginia Ferrara (Paola Sambo) esperta nella riconsiderazione degli elementi processuali che possano portare ad una diversa risoluzione della vicenda. I due – il Doria e la Ferrari – si chiudono in un hotel di Milano e – “senza sofferenza non ci si salva, e lei non è più furbo di me” – la Ferrara costringe il Doria a vuotare il sacco sull’omicidio ed anche sulla vicenda connessa che ha portato alla sparizione di un ragazzo Daniele Garri, derivante da un incidente stradale a Molveno, causato – secondo il padre Tommaso Garri (Fabrizio Bentivoglio) e la madre Elvira Garri (Maria Paiato) – dagli stessi amanti.

Il film viaggia in parallelo tra la ricostruzione dei dettagli della vicenda che Doria e la Ferrara fanno nelle 2 ore che li separano dalla ripresa del processo ed il narrato dell’imprenditore che l’avvocatessa distrugge volta per volta per renderlo processualmente inattaccabile. Ne viene fuori un film che tra fatti e diritto mostra la difficoltà della ricostruzione processuale di una verità fattuale. Ma la costruzione di una finzione può nascondere la falsità di soggetti e di attori ed allora si può giungere con la determinazione umana al redde rationem.

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