ilNapolista

“Marx può aspettare” il film autoanalisi della famiglia Bellocchio

Arriva on demand su Amazon Prime il film del 2016 di Bellocchio sul fratello che si tolse la vita. Un’opera in cui i familiari sono i ciceroni imbarazzati

“Marx può aspettare” il film autoanalisi della famiglia Bellocchio
Cannes (Francia) 18/05/2022 - Festival del Cinema di Cannes / foto Imago/Image nella foto: Marco Bellocchio ONLY ITALY

Era tempo che inseguivo il film di Marco Bellocchio “Marx può aspettare” che era passato per Cannes nel 2021 e che ora si può trovare on demand su molte piattaforme tipo Amazon Prime Video. Nel dicembre del 2016 la famiglia Bellocchio si trova ad una cena familiare a Piacenza e lì iniziano le riprese di quello che è un docufilm fatto delle testimonianze dei fratelli del regista, con filmati e foto familiari e con inserzioni per la grande storia di riflessi tratti dalla Cineteca di Bologna.

Il film è incentrato su un nervo scoperto della famiglia Bellocchio: la morte di Camillo – gemello del regista Marco – che si suicidò a fine dicembre del 1968 dopo una vita passata a trovare il suo posto giusto nel mondo. Nati nel 1939 Camillo e Marco crebbero in una famiglia che i primi anni della Guerra disperse: con un padre l’avvocato Francesco Bellocchio morto presto (nel 1956) per un cancro, e la madre insegnante ossessionata dalle fiamme dell’inferno e da un figlio pazzo, Paolo, che tenne in casa in stanza con Camillo “ma che costituì sempre un motivo di inquietudine”.

“Erano anni di aridità infelice” dice Marco “ed ognuno pensava per sé” e Camillo – il più bello – ma il figlio che per dirla con Alberto, il sindacalista, “non seppe differenziarsi con un destino altro rispetto alle due eccellenze della famiglia”: Piergiorgio – grosso intellettuale e fondatore dei “Quaderni piacentini” – ed il regista Marco che andò a fare il cinema a Roma e già con “I pugni in tasca (1965)” vinse la Vela d’oro a Locarno.

Camillo invece aveva fatto il militare, ma non voleva fare il geometra e come il protagonista del film di Marco aveva sempre di più un’aurea malinconica alla Lou Castel e viveva il suo essere un semplice prof dell’Isef come un’ingiustizia come il Tenco suicida. Chiese allora un consiglio per un destino altro al fratello gemello ma Marco non rispose ad una famosa lettera.

Bellocchio ha il coraggio di mostrare in quali dei suoi film il senso di colpa della morte del fratello sia diventata fonte artistica: “L’ora di religione (2002)”, “Gli occhi, la bocca (1982)”; in quest’ultimo c’è proprio la famosa citazione che dà il titolo al film, ma che era stata una fulminea risposta di Camillo alla domanda di Marco di impegnarsi per la vittoria del Proletariato.

Marco, Piergiorgio, Letizia, Alberto e Maria Luisa, insieme alla sorella della ragazza di Camillo ed alla moglie dell’altro fratello Tonino sono i ciceroni imbarazzati di questa ricerca del punctum doloris (fanno capolinea anche Elena e Pier Giorgio i figli di Marco). Il regista ha guadagnato per questo film il titolo ai Nastri d’argento di quest’anno di migliore film, ma l’impressione è che non abbia trovato risposta alla percentuale di sue responsabilità per la morte del fratello. O il senso era un altro?

ilnapolista © riproduzione riservata