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L’attesa di Roma per Totti&Ilary: il monumento all’amore Capitale cadrà come la statua di Saddam

Alle 19 l’ora ferale: l’ultimo comunicato “congiunto” della coppia reale scuote la città giallorossa

L’attesa di Roma per Totti&Ilary: il monumento all’amore Capitale cadrà come la statua di Saddam
As Roma 28/05/2017 - campionato di calcio serie A / Roma-Genoa / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Francesco Totti-Ilary Blasi

Quando l’Italia s’apprestava a godersi, quarant’anni dopo, #Italiagermaniatreauno, ecco che Dagospia propaga l’annuncio dell’annuncio: alle 19 Francesco Totti e Ilary Blasi comunicheranno la fine del loro matrimonio. L’ultima nota “congiunta” prima della separazione. Dalla nostalgia per i bei tempi che furono allo scossone nazional-popolare: pagine lasciate in bianco nelle redazioni dei giornali, le grandi penne richiamate al fronte dall’ombrellone. Una scintilla giornalistica, mentre il Paese sonnecchia tra bollori africani e anticicloni delle azzorre. E poi c’è Roma.

Perché la resa condizionata di Francesco e Ilary al destino divorzista a Roma è un drammone. In vigile attesa, la Capitale assorbe l’ennesima nube di fumo, un incendio dietro l’altro a inquinare un luglio infernale. Ma come. Ma no. Il gossip non è più tale. S’attende solo il messaggio del Capitano, come a Capodanno quello del presidente della Repubblica. A rete unificata. Fibrilla la città giallorossa, gode quella biancoceleste. Il Re e la regina scoppiano, dopo aver alimentato smentita dopo smentita tutta la veridicità della vicenda.

Chi sapeva ora è legittimato a reclamare per sé il premio più ambito: “Ve l’avevo detto io”. Lo diranno loro, a breve. La fumata bianca, dopo la fuliggine insopportabile di questi giorni. C’è una quota minoritaria, quasi sanfedista, che s’aggira per il web alla ricerca della prematura smentita: macché comunicato, ma quando mai, l’ennesima farsa vedrete. Gli altri, quelli che del calcio se ne fregano, apostoli solo del pettegolezzo, silenziosi attendono la goduria del monumento da abbattere. La famiglia Totti-Blasi, cui “avevamo delegato la rappresentazione dell’amore eterno” (per citare Natalia Aspesi) cadrà come la statua di Saddam Hussein. L’ultimo feticcio di legame matrimoniale indissolubile tirato giù a strattoni dalla vita quotidiana, che si scompone persino per loro, il Re e la regina di Roma. Con le voci delle “corna”, l’insaziabile meccanismo che ancora muove pezzi di Paese come poco altro, a mettere l’ultima parola – feroce perché inarginabile – alla favole senza lieto fine.

Altrove Totti&Ilary sarebbero solo un marito e una moglie da copertina, con tre figli dal battesimo sgargiante, pronti alle firme, qualche baruffa su chi prende cosa e amen. Due paparazzate, una copertina di Chi, poi l’oblio. Il comunicato è ormai una prassi a quel livello, persino svilita da chi – vipparello minore – per farsi più luminoso l’ha usato in questi anni. Ma loro, a Roma, sono l’Istituzione, un governo che cade. Avevano ottenuto la fiducia della città sulla parola – “sì, lo voglio” – il 19 giugno 2005. Il calciatore e la showgirl, in luna di miele coi luoghi comuni. Il gol con la dedica “6 unica”, il pollice ciucciato per l’esultanza del Pupone. L’esegesi d’ogni loro gesto. Tutto scandagliato, immortalato, radiografato. Non hanno ancora ufficializzato la fine che online sono già uscite le “tappe della storia d’amore”. Venti anni, a capitoletti. Alle 19, a Borsa chiusa come usa per le società quotate, il disvelamento ulteriore.

Ma è nell’attesa che si consuma l’essenza stessa della storia, il piacere/dolore diverticolare di una città che deve fare i conti con l’ennesima disfunzione.

 

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