Bottura su La Stampa: la parabola del Monza è surreale e bellissima. Un clone in minore del Milan che viene voglia di tifare
“Non si esce vivi dagli anni Ottanta, cantavano gli Afterhours. Ma solo perché sottostimavano Silvio Berlusconi”.
Lo scrive, su La Stampa, Luca Bottura, in un pezzo dedicato al Monza di Berlusconi e Galliani. Parlando del Cavaliere, scrive:
“Sospeso tra palco e realtà, nel suo mondo a colori in cui salire al Quirinale o in Serie A hanno la stessa valenza: un monumento in vita, naturalmente equestre, e la prosecuzione di un’epopea infinita”.
“La parabola del Monza calcio ha qualcosa di surreale e bellissimo“.
“Così, assistiamo a questo clone in minore del Milan con una specie di sorriso. Quasi lo tifiamo. Seguiamo ogni colpo di mercato come al luna park, come se fossimo ancora ai tempi in cui Canale 5 trasmetteva il Mundialito violando le leggi vigenti. Commentato da un cronista svizzero. Chiudiamo gli occhi, sentiamo lui e Adriano Galliani parlare dei traguardi biancorossi a venire, e siamo di nuovo in quegli anni. Anzi: Gli Anni”.
Quando si tratta di pallone, scrive, Berlusconi
“diventa un’Ambra Angiolini d’epoca: promette e mantiene. E ci appartiene, gli apparteniamo. Dacché nel 2018 è passato nelle sue mani, mani grandi, mani senza fine, il Monza ha sfondato i 100 milioni di investimento. Non c’è giorno in cui i biancorossi non inseguano, e raggiungano, una grandeur che sembra parente di epoche ancora precedenti: quando i mulini erano bianchi e i presidenti dapprima ricchi e scemi, poi un po’ meno ricchi. E basta”.
La leggenda, continua Bottura, vuole che Berlusconi in gioventù fosse interista.
“Insieme al pallone acquisisce ciò che ha sempre inseguito: non il potere, ma il consenso. Anzi: l’amore indiscriminato, quello che solo un tifoso può dare. Il Monza di Berlusconi e Galliani è parente della Edilnord, delle crociere in cui Confalonieri torturava Charles Trenet”.