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Vincere i Mondiali a dieci anni mentre sei rimbalzato tra zii e nonne

“Spagna 82. La più grande impresa del calcio italiano” di Aldo Putignano che approfitta dell’epica ma la declina con l’ironia per addolcirla

Vincere i Mondiali a dieci anni mentre sei rimbalzato tra zii e nonne
Bildnummer: 01529545 Datum: 11.07.1982 Copyright: imago/Sven Simon Torjubel Italien: Torsch¸tze Marco Tardelli (re.) und Gaetano Scirea; Endspiel, Vdia, quer, Jubel, jubeln, Schrei, schreien, Jubelschrei, Freudenschrei, Emotionen, Faust, F‰uste Aufmacher Weltmeisterschaft 1982, Nationalmannschaft, Nationalteam, Nationaltrikot, L‰nderspiel, Finale Madrid Dynamik, Gl¸ck Begeisterung, Freude, Fuflball WM Herren Mannschaft Gruppenbild optimistisch Aktion Personen Image number 01529545 date 11 07 1982 Copyright imago Sven Simon goal celebration Italy Scorer Marco Tardelli right and Gaetano Scirea Final Vdia horizontal cheering cheer shout screaming cry of joy Scream of joy Emotions fist Fists Highlight World Cup 1982 national team National team National jersey international match Final Madrid Dynamics Happiness Enthusiasm happiness Football World Cup men Team Group photo optimistic Action shot Human Beings

Aveva anticipato tutti per il quarantennale della vittoria a Espagña 82 il neo direttore de Il Mattino Francesco de Core con il suo “Mondiali 1982. La rivincita. Dalla polvere alla gloria: il trionfo dell’Italia (Diarkos)”, un bel reportage con grande qualità di scrittura. Ora che siamo a pochi giorni dall’evento celebrativo la Rai annuncia per il 20-21-22 il primo passaggio in sala del Docufilm “Il viaggio degli eroi”, ma a Napoli c’è ancora un altro scrittore-editore, Aldo Putignano, che tenta la sua versione con “Spagna 82. La più grande impresa del calcio italiano (pagg. 192, euro 15; Homo scrivens)”.

Aveva 10 anni il bambino – allora a quell’età lo eravamo – Putignano, ed era un pacco postale che i suoi genitori si rimballavano tra zii e nonne. Ma il suo obbiettivo in quell’estate del 1982 era prepararsi per bene sul libro di testo “Guerin sportino” diretto da Italo Cucci per accogliere quel mundial iberico che aveva come partenti le migliori squadre di pedatori del tempo. Ma mentre per la cronaca minuziosissima di quel mondiale il decenne Putignano ha potuto ricordare tutto – dal sorteggio ai festeggiamenti -, “in tutte queste fonti – peccato – non ci sia traccia delle mie famiglie, qui la paura di dimenticare si fa più forte”.

Perché mentre va avanti nella sua narrazione tra Vigo e Barcellona – passando per il torrido Sarria che ci permise di domare Maradona e Zico – Putignano approfitta dell’epica ma la declina con l’ironia per addolcirla, perché la speranza e l’attesa erano state tradite spesso sia in famiglia che sui campi di calcio “e noi decenni non avendo ancora imparato a deprimerci per bene, eravamo per tutto capaci di sognare, e riconoscere un sogno quando si presentava”.

E via con i balbettamenti di Vigo e con le polemiche che minavano il gruppo, il silenzio stampa, il ritorno del redivivo Rossi, l’epilogo glorioso. Mentre le figurine delle carte di coppe – nel libro opera dell’artista Gianmarco De Chiara – del bambino Aldo disegnavano altri mondiali ed altre gare, rendendo omaggio a Socrates, Zico, Serginho, Falcao, Valdir Peres, Platini, Boniek… E chiaramente al Maradona, proximo adveniente in Neapolis. E si fa aiutare nel racconto della cavalcata azzurra dai ricordi di Zoff, Marini, Collovati, Gentile… Putignano considera i calciatori dei segnapagina pubblici in un privato familiare che a volte ti scivola addosso. La parola chiave per questo racconto del decenne Putignano Aldo, ora cinquantenne con barba bianca è la gioia. Ce ne vorrebbe di più di gioia nel calcio ed anche di quella compattezza morale di cui parlava Enzo Bearzot, il vecio. L’azzurro tenebra dovrebbe essere solo il titolo di un grande libro di un grande autore.

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