ilNapolista

“La coscienza di Montalbano”, sei indagini del mitico commissario riunite in unico volume

Una boccata d’ossigeno narrativo per chi non si è ancora rassegnato alla scomparsa di Camilleri e aspetta l’ultimo episodio inedito della fiction Rai

“La coscienza di Montalbano”, sei indagini del mitico commissario riunite in unico volume
Per noi che non ci siamo ancora rassegnati all’idea che il maestro Andrea Camilleri non sia più tra noi e che aspettiamo che Rai Fiction ci dia la notizia che si faccia finalmente l’ultimo episodio ancora inedito del “Commissario Montalbano”, – dopo “Il metodo Catalanotti” messo in onda l’8 marzo del 2021, – e che Luca Zingaretti receda dall’insano suo proposito di non più interpretare il commissario di Vigata, l’uscita in volume dei sei racconti – prima dispersi – con il titolo “La coscienza di Montalbano (pagg. 272, euro 14; Sellerio editore)” del maestro di Porto Empedocle ha rappresentato una boccata d’ossigeno narrativo.
“Notte di Ferragosto” racconta di un suicidio di un trentino Mario D’Antonio, apparentemente morto per un’overdose di eroina ma Montalbano non è convinto. Nel secondo racconto “Ventiquattrore di ritardo” un venditore di vino si trova sballottato tra lo Stato e la Mafia ed alla fine sceglie. “La finestra sul cortile” ci mostra un Montalbano inedito anche nell’ambientazione: trovandosi a Roma come ‘prescelto’ per un aggiornamento professionale, finisce come un novello – ma capitolino – James Stewart a risolvere un caso che appare stravagante. “Una cena speciale” è invece il racconto di un Capodanno con diversi arancini – non fatti da Adelina – che Salvo passa in maniera inusuale con Livia. “La calza della befana” è invece un caso-non caso che un imprenditore di Vigata – presentatogli in maniera surrettizia da tale Saverio La Manna (!), il protagonista di “Makari” – gli richiede sulla sparizione di un anello che aveva regalato alla sua amante. “Il figlio del sindaco” – dulcis in fundo – è un Montalbano che mette al centro l’omicidio di una studentessa di architettura contesa tra il padre ed il figlio.
Per qualche ora la lettura di questi racconti ferma il tempo e le sue improcedibilità narrative: forse esiste anche una resistenza ad una sorta di legge Cartabia romanzesca.  E ci dona ancora il piacere di vedere ancora scorrere i protagonisti della saga: la camurria caratteriale di Montalbano, la precisione da anagrafe di Fazio, la razionalità di Livia, quel grande fimminaro di Mimì Augello e la lingua colorita del pulcinellesco Catarella. L’iperuranio immaginativo si spegne dopo la lettura dell’ultima pagina.
Con la gratitudine al Dio della Letteratura per avere concesso a noi Orfeo un’ultima ‘taliata’ alla nostra Euridice di carta ed immagine.
ilnapolista © riproduzione riservata