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Il Karagümrük… che “brutta” fine che ha fatto il Maestro Pirlo

Che ci fa un campione cosmopolita nella “provincia” turca? Ha fatto meglio di Allegri ma nessuno lo vuole. Farà la gavetta in esilio

Il Karagümrük… che “brutta” fine che ha fatto il Maestro Pirlo
Db Reggio Emilia 19/05/2021 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Pool/Image Sport nella foto: Andrea Pirlo

“Mi piacerebbe andare all’estero”, disse rintracciato a Ses Salinas, Ibiza, da The Athletic. Stava rilanciandosi, Andrea Pirlo: “Ho trascorso tre anni negli Stati Uniti, quindi non ho problemi con l’inglese e parlo anche il francese. Sento di poter andare ovunque”. Così ovunque che allenerà il Karagümrük, un modesto club turco già “abitato” da Fabio Borini ed Emiliano Viviano.

Andrea Pirlo si fa inseguire dalle sue stesse virgolette, sparpagliate autopromuovendosi qua e là dopo l’anno alla Juventus che doveva traghettarlo da Maestro calciatore a Professor allenatore. Esonerato a margine della restaurazione di Allegri, disse – tenerissimo – “è un finale che non mi aspettavo”. Se l’aspettavano tutti, ma lui no. Non che la monoespressione tradisse alcuno stupore, sia chiaro. Dopodiché i beninformati lo piazzarono imminente al Sassuolo, alla Sampdoria, al Fenerbahce, persino al Barcellona. D’altra parte era pur sempre l’allenatore della Juve, l’uomo che la doveva trasformare in Pirlolandia per disegno mediatico. E invece è sparito, ogni tanto rievocato dalle statistiche della malcapitata Juventus di questa stagione: Allegri ha fatto peggio di lui, e gliel’hanno rinfacciato una conferenza stampa ogni due.

Ora Pirlo rispunta nel quartiere Vefa, distretto di Fatih, all’incirca Instanbul. E non ce ne facciamo una ragione: che diamine ci fa Pirlo al Karagümrük? Un giocatore strepitoso, giovane, stiloso, un po’ hipster newyorkese ma anche tanto sabaudo d’indole. Talmente tecnico da aver la pretesa di farne un mestiere successivo a quello di divinato campione del mondo. Perché autoinfliggersi un tale esilio?

Per quella Juve in cerca di rebranding (basta Sarri, le bestemmie, la barba sfatta) poteva avere un senso l’azzardo. Un quarto posto Champions e due coppe, benché euforicamente celebrati, non bastarono a salvargli il posto. Non con Allegri disoccupato incombente. Dopo il rush finale di aprile e maggio, con la rincorsa riuscita al piazzamento minimo sindacale, rivendicò il premio produzione: “Io mi terrei”. Non lo tennero.

Pirlo ha avuto due anni per fare pace con un fatto: non aveva mercato. Non ce l’aveva prima della Juventus, e non ce l’ha avuto dopo. Nemmeno durante. Invece s’è incaponito: il Karagümrük, pur di dirsi allenatore. La gavetta, come usava un tempo. Ricominciando dalla provincia, persino quella turca. Come un aristocratico cosmopolita che s’abbassa al mese in catena di montaggio per sperimentare la vita vera, la fatica della plebe.

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