La vittoria con Murray a Wimbledon è il ritratto del gioco «per niente sofisticato» dell’americano, 208 cm per 108 kg. Al terzo turno affronterà Sinner
«Non è un segreto che io non sia un tennista migliore di Andy Murray, ma effettivamente potrei aver fatto un po’ meglio oggi: è una delle più grandi vittorie della mia carriera»
Arriva umile, ai microfoni, John Isner, dopo aver eliminato Murray da Wimbledon in quattro set (6-4, 7-6 (4), 6-7 (3), 6-4) in una partita quasi senza storia. Adesso è sulla strada di Sinner, che lo incontrerà al terzo turno.
Il Guardian definisce il tennis di Isner «heavy metal». Perché? Perché, come riconosce lui stesso, non c’è niente di particolarmente sofisticato nel suo gioco. E non potrebbe essere altrimenti, scrive il quotidiano inglese, se ti ritrovi un «cannone» al posto del servizio e un diritto in grado di strappare sette strisce di nylon dalla pallina.
L’americano potrebbe essere l’equivalente tennistico di una garage band che padroneggia al massimo tre accordi. Ma che ha comunque confuso Murray (che aveva vinto tutti gli otto precedenti) con il suo Blitzkrieg Bop.
Del resto, i 36 aces e 80 vincenti hanno lasciato ben poco spazio alla filosofia. Isner è alto quasi 2 metri e 10, pesa 108 kg. È un animale da combattimento, o un chitarrista di quelli aggressivi, per dar fede al paragone degli inglesi. Murray, di contro, ha sentito tutto il peso dei suoi trentasette anni, tanto da ammettere che potrebbe essere stata la sua ultima apparizione a Wimbledon.
“Se fisicamente sarò in una buona condizione, continuerò a giocare”, ha detto. “Ma è estremamente difficile con i problemi che ho avuto con il mio corpo negli ultimi anni fare previsioni a lungo termine”.