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I killer non vanno in pensione

il giallista Francesco Recami torna con le avventure di Walter Galati piccolo impiegato dell’Inps di Treviso vessato dai colleghi assenteisti ma anche killer

I killer non vanno in pensione

Dai suoi esordi con le case di ringhiera milanesi avevamo abbandonato il giallista Francesco Recami, sbagliando. Ora l’autore ritorna con il suo ultimo “I killer non vanno in pensione (pagg. 592, euro 16; Sellerio)” Stupendoci e disegnando un microcosmo risalente al 2015 dove troviamo nella marca trevigiana un microcosmo impazzito che è metafora dell’Italia odierna. Walter Galati è un piccolo impiegato dell’Inps di Treviso vessato dai colleghi assenteisti e da quelli fraudolentemente dolosi. Il suo rapporto con la moglie Stefania è agli sgoccioli e l’unica cosa che lo rende felice è pescare delle trote nei fine settimana.

Ma da questo stallo ordinario emerge un reale con molti sottofondi: Galati è un killer professionista che è alle ultime commissioni per un’Agenzia che vive nell’ombra. La sua condizione però tracima per un errore in un omicidio e poi tracima tutto il resto: la marca trevigiana viene investita da un’alluvione straordinaria ed i destini degli uomini si mischiano a quello dei flutti e dei pantani umani ed artificiali. Amministratori locali che vogliono trasformare Jesolo in una sex-city con soldi di oligarchi russi; comitati di difesa animalistica contro sgozzamenti di cani; ‘ndrine della ndrangheta che si confrontano con altri mafie slave: carabinieri digitali che tentano di ritrovare negli algoritmi l’elemento perturbatore di tutto questo bailamme.

Galati viene messo in mezzo a tutto questo – anch’egli più computer che uomo – e tenta di parare i colpi dei vertici segreti dell’Agenzia. Intanto Recami prende in giro la Chiesa veneta trasformandola in una copia e incolla di cronaca e Scritture e nel mezzo della narrazione stabilisce flussi di spiegazioni sociologiche e di inserzioni darwiniste. Il tutto si ricompone alla fine come in un feuilleton vecchio stampo dove il caso si prende la sua rivincita sugli eccessi della razionalità umana e digitale. Cercando di evitare i cliché, Recami, disegna il flusso della lunga marcia del denaro che ricomincia ad ogni sciagura.

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