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“Moschettieri del re”, un’altra prova dell’incredibile versatilità di Pierfrancesco Favino

In streaming su Netflix il film di Giovanni Veronesi tratto dall’opera di Dumas. I quattro moschettieri diventano dei maturi minus habens

“Moschettieri del re”, un’altra prova dell’incredibile versatilità di Pierfrancesco Favino

Per chi si sia perso “Moschettieri del re – penultima missione” il film che Giovanni Veronesi ha tratto con molta libertà dalla seconda opera di Alexandre Dumas, può ora rivenirlo in streaming su Netflix.

La regina di Francia Anna (Margherita Buy) madre del quindicenne Luigi XIV (Marco Todisco) riconvoca dopo vent’anni i quattro moschettieri che ora sono in disarmo: D’Artagnan (Pierfrancesco Favino) fa il porcaro ed è molto rallentato di lingua e comprendonio, Athos (Rocco Papaleo) è preda della musica e dal sesso etereo, Porthos (Valerio Mastandrea) è vittima di un Laudano di sua invenzione, mentre Aramis (Sergio Rubini) il più colto di tutti i moschettieri, ha incontrato Dio. Il cardinale Giulio Mazzarino (Alessandro Haber) trama contro le regalità perseguitando gli Ugonotti. I nostri quattro eroi – oramai rottami – partono per salvare i rappresentanti confessionali e stentano a ricostituire quell’unità che li faceva agire ut unum sint.

Il film parte lento perché Veronesi demolisce l’epicità romanzesca dei quattro facendone quasi dei maturi minus habens: ma poi gli sketch del quartetto -, il romanesco Porthos, il puttaniere D’Artagnan, il sifilitico Athos e l’ecclesiastico Aramis -, ritrovano nelle nuove avventure una rinnovata linfa comica. Il finale chiarirà il disegno del regista sulle strade dell’immaginazione che non è mai menzogna. È difficile prendere un romanzo con cui siamo un po’ tutti cresciuti, nella sua epicità, e farne burla, ma Veronesi riesce nell’intento della commedia, aiutato anche dalle prove degli autori, tutti bravi.

La missione più complicata è quella di Favino che anche con quello strano linguaggio beota che gli viene cucito addosso nelle vesti di un D’Artagnan con un ritardo cognitivo esce vincitore dalla prova attoriale dimostrando ancora la sua incredibile versatilità. Brava anche Matilde Gioli, nelle vesti di Olimpia, la svampita ancella di compagnia della regina. Il film fa ridere – nei tempi della classica commedia malinconica -, e di questi tempi mi sembra sia già una buona notizia.

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