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Koulibaly: «De Laurentiis ascolta i tifosi. Se non vogliono che un giocatore se ne vada, lui non lo vende»

A Onze Mondial: «Se un giorno dovessi andarmene, non litigherò con il presidente. I tifosi del Napoli non lo meritano e non fa parte della mia educazione»

Koulibaly: «De Laurentiis ascolta i tifosi. Se non vogliono che un giocatore se ne vada, lui non lo vende»
Db Barcellona (Spagna) 17/02/2022 - Europa League / Barcellona-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Kalidou Koulibaly

Continuano ad emergere stralci della lunga intervista rilasciata da Kalidou Koulibaly a Onze Mondial. Nelle dichiarazioni che vi proponiamo, il difensore senegalese parla del suo rapporto con Napoli e il Napoli.

“Cosa mi fa amare la città? Tutto! Il sole, il mare, le persone, l’entusiasmo per il calcio. Che abbiano 10 o 70 anni, amano il calcio. Tutti ti parlano di calcio. Mi piace molto il loro modo di accogliere gli stranieri. La mia famiglia e i miei amici sono accolti a braccia aperte quando arrivano in città e pronunciano il mio nome, è qualcosa di grandioso. Amo vivere qui. I bambini lo adorano. Quando siamo in Francia, chiedono di tornare al Napoli. Amano la cultura italiana. I miei figli parlano correntemente l’italiano. Sono qui da 8 anni. Se sono ancora qui nonostante tutto quello che è successo è perché mi sento bene qui”.

Sulla pressione che avverte un giocatore del Napoli.

“Può essere pesante, ma quando sei giovane cosa cerchi? Vuoi firmare autografi, scattare foto, farti riconoscere dalle persone per strada. A Napoli sei servito, non puoi lamentarti di questo. A volte vuoi avere momenti di intimità con tua moglie o i tuoi figli. Quando vai in città, vuoi stare tranquillo. Quando sono con la mia famiglia, cerco di scattare meno foto possibile. Dico alle persone che sono con la mia famiglia e loro capiscono. Quando sono solo o con gli amici, mi fermo per tutti. Quando sono con la mia famiglia, dico loro: ‘Sono con la famiglia, possiamo farlo un’altra volta?’. E capiscono“.

Koulibaly è a Napoli da otto anni.

“Non immaginavo di restare così a lungo quando sono arrivato, soprattutto dal momento che il mio primo anno è stato difficile, stavo per partire. Avevo offerte da alcuni club. Pensavo che i dirigenti mi avrebbero svenduto, ma non l’hanno fatto, hanno deciso di tenermi. Rimanendo otto anni nello stesso club, pochi giocatori hanno raggiunto questo obiettivo durante la loro carriera: è gratificante. Oggi sono contento perché nonostante tutto sto facendo una buona carriera, ho un buon livello e sto cercando di migliorare ulteriormente”.

“Per cominciare, c’è la volontà dei tifosi. Qui si ascoltano i tifosi. Il presidente tiene conto della loro opinione. Quando non vogliono che un giocatore se ne vada, quel giocatore non si muove. Il presidente cerca di accontentarli. A seguire, c’è anche il prezzo rivendicato dal presidente. A volte era troppo alto per alcuni club e bloccava le trattative. Non sono uno a cui piace andare a scontrarsi per ottenere qualcosa. Se un giorno dovessi andarmene, me ne andrò in modo pulito, piuttosto che combattere con il club. I tifosi del Napoli non meritano che io litighi o mi comporti male con il presidente o con qualsiasi dirigente. Si fidano di me e io cerco di restituirli in campo. La mia educazione significa che non voglio andare allo scontro per andarmene. Se devo partire un giorno, me ne andrò, ma per il momento sono completamente tranquillo e sto bene a Napoli. Vedremo cosa accadrà a fine stagione”.

Cosa manca al Napoli per vincere lo scudetto?

“Non lo so. Diamo tutto in campo. Stiamo cercando di vincere questo scudetto che ci sfugge da più di 30 anni. Manca qualcosa. Un occhio esterno potrebbe aiutarci. Dall’interno, sembra di dare il massimo. Personalmente, cerco di dare il massimo in ogni partita. A volte non vinciamo le partite che ci permetterebbero di passare in vantaggio, è un peccato. Non posso dirti cosa ci stiamo perdendo. Penso che un occhio esterno ci aiuterebbe a capire”.

Cosa avrebbe fatto Koulibaly se non fosse diventato calciatore?

“A scuola mi piaceva la matematica, i numeri. Ero un po’ dotato e mi sarebbe piaciuto lavorare nel settore bancario, contabile o assicurativo. Queste aree mi attraevano molto, mi sono sempre piaciuti i numeri. Il mio contratto? Cerco di negoziarlo bene, al momento non ho nulla di cui lamentarmi”.

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