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Elogio di Di Lorenzo l’Alexander-Arnold del Napoli

Non ha una faccia da copertina ma ha un rendimento straordinario. Non c’era lui quando il Napoli ha sbagliato quelle tre partite. Il Napoli ne faccia un simbolo

Elogio di Di Lorenzo l’Alexander-Arnold del Napoli
Db Napoli 12/02/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giovanni Di Lorenzo

Forse il problema è quella faccia un po’ così, decisamente non da copertina, o forse è l’incapacità cronica di valorizzare i propri punti di forza. Fatto sta che da tre anni Giovanni Di Lorenzo macina chilometri e qualità sulla fascia destra del Napoli, e riceve complimenti in misura nettamente inferiore rispetto al suo apporto alla causa. È stato un acquisto indovinato – e lo si deve a Giuntoli. Uno degli acquisti preferiti da De Laurentiis: basso costo, altissimo rendimento, calciatore educato, diligente e volenteroso. E forte, aggiungiamo. Si è visto anche ieri nella partita contro il Genoa. È stato suo l’assist fornito a Osimhen per il gol dell’1-0. È stato suo il gol del 2-0 poi annullato perché l’arbitro ha misteriosamente deciso di far ripetere il rigore a Insigne. I suoi assist in stagione sono stati sette: cinque in campionato e due in Europa League.

Ma quel che nessuno ha notato, è che il calo (o crollo, secondo alcuni) della squadra di Spalletti in quelle tre partite è coinciso con l’assenza del terzino toscano. Non c’era contro la Fiorentina. Non c’era contro la Roma. Non c’era contro l’Empoli. Vero, non c’era neanche contro l’Atalanta e peraltro da un’iniziativa di Zanoli nacque il primo gol. Ma il punto non è Zanoli, il punto è che la super affidabilità di Di Lorenzo. Calciatore che per importanza nel gioco del Napoli può essere paragonato ad Alexander-Arnold l’esterno destro di difesa che è fondamentale nello scacchiere di Klopp. Aggiungiamo che si è infortunato anche alla vigilia di Italia-Macedonia del Nord. Chissà, forse con lui in campo quella partita l’avremmo vinta.

I terzini sono la chiave del calcio contemporaneo. Con i terzini Guardiola si diverte a creare alchimie tattiche, sposta Cancelo e Zinchenko a piacimento per creare scompiglio tra gli avversari. Il Bayern di Monaco vinse la Champions esibendo l’esuberanza fisica del canadese Alphonso Davies allora diciannovenne. Potremmo continuare a lungo, molto a lungo. Altrove sono osannati, come appunto a Liverpool ma anche al Milan con Theo Hernandez autore ieri di un gol alla Weah. In Italia è più complesso. In tanti si sono accorti di Spinazzola soltanto agli Europei.

Di Lorenzo è un architrave di questo Napoli. Su di lui andrebbe costruita una narrazione. Continuiamo a parlare di calciatori ormai in là con gli anni, discutiamo del presunto scarso utilizzi di Mertens (che invece c’era contro la Fiorentina e contro la Roma entrò sull’1-0 per il Napoli) e non metabolizziamo che il Napoli ha pagato carissimo l’assenza di Di Lorenzo. Che ha 28 anni, è nel pieno della maturità. Ha davanti a sé altre quattro cinque stagioni in cui potrà migliorare. Il Napoli lo valorizzi contrattualmente e mediaticamente, lo metta al centro della scena. Deve diventare un simbolo di questa squadra. Dovrà essere lui uno dei cardini del Napoli delle prossime stagioni. Deve contare il rendimento, il merito. Non la mediaticità del personaggio. È da questi particolari che si giudica una società, per dirla alla De Gregori.

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