Al Messaggero: «Non mi ha mai detto di no nessuno. Alle elementari ero fissato con il cambio guardia al Quirinale, perciò suono la batteria»

Il Messaggero intervista Carlo Verdone. L’attore e regista romano da venerdì sarà su Rai1 in veste di giurato nel nuovo talent show “The Band”, condotto da Carlo Conti.
«Vorrei individuare chi merita e offrirgli una vetrina. Il talento lo premio anche se c’è da aggiustare qualcosa».
Verdone possiede migliaia di dischi.
«Ho due collezioni: un esercito di cd e più di 3500 vinili. Ho dovuto portarli nella casa in campagna, sono troppi. E poi ci sono gli autografi, da vero fan: Jimi Hendrix, Bruce Springsteen, Jimmy Page, David Gilmour, David Bowie…».
Racconta come se li è procurati:
«Quando vado ai concerti mi faccio presentare: faccio dire che sono un regista che ama la musica, e che ogni tanto ne scrive. Ha sempre funzionato. Non mi ha mai detto di no nessuno».
Ha in comune il dentista con il bassista della Jimi Hendrix Experience, Noel Redding.
«Sì, Franco. Suonava con me al liceo. Un giorno nel suo studio si è presentato chissà come Redding. Gli era saltata una capsula, non sapeva come fare. L’ha pagato con un rotolone di soldi, stile hippie. Era timidissimo».
Dice che non avrebbe mai potuto fare la vita della rockstar («poco sonno, sempre in giro, una vita sregolata, non fa
per me»), ma suona la batteria.
«Alle elementari ero fissato con il cambio guardia al Quirinale, quando arrivava il tamburino dietro al plotone: quel suono metallico mi faceva impazzire. E poi mio padre, che era di Siena, mi regalò il tamburo della sua contrada, la Selva. La prima batteria l’ho avuta negli anni Sessanta. Oggi mi ritengo un batteristino della domenica».
Oggi Verdone ha rilasciato un’intervista anche a La Stampa. Lì parla dell’importanza della musica.
«È la colonna sonora della vita, della nostra giornata, condiziona il nostro umore, è un valido aiuto per ogni essere umano. La musica sublima i momenti felici e può alleggerire la depressione o aiutare l’anima a rilassarsi. A me suggerisce creatività. Alcuni finali dei miei film sono stati scritti ascoltando brani che amo. Non potrei vivere in un mondo senza musica e non capisco chi non la ritiene importante: chi non la ama è profondamente triste».