Panatta: «Più che guru, Mourinho è un paraguru. Non ho mai sentito Klopp dire una cosa stupida»

Al Messaggero: «Lo sport è democratico, premia i migliori. Sono un esteta ma il tiki-taka mi annoiava. Lo trovavo monotono. Mi piace il calcio veloce»

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Il Messaggero intervista Adriano Panatta.

«Il talento è importante, ma da solo non può dare grandezza a un movimento sportivo. Servono altre qualità di base: il coraggio, la costanza, l’allenamento. Il talento è il valore aggiunto, ma senza il resto non vai da nessuna parte. Ho visto diversi tennisti arrivare lontano, pur senza possedere un estro particolare: si allenavano in maniera feroce, lottavano, avevano coraggio».

Un tema italiano, oltre i confini dello sport, è la fuga dei cervelli.

«Il problema del nostro paese è che spesso non si è tenuto conto della meritocrazia. Sotto questo aspetto lo sport è più onesto, direi più democratico: premia i migliori».

Il calcio di oggi è impantanato nell’eterno dibattito “giochisti” e “risultatisti”.

«Amo il bello, ma il tiki-taka mi annoiava. Lo trovavo monotono. Preferisco un calcio più veloce, capace di emozionare. Mi riferisco alla Premier, alla velocità del Liverpool. L’Olanda di un tempo, che pure fu rivoluzionaria, rispetto al football che vediamo in Inghilterra, sembra di una categoria inferiore».

Il Liverpool è Jurgen Klopp.

«Mi piace molto. Un uomo intelligente, sveglio, furbo. Non gli ho mai sentito dire una stupidaggine».

La sua Roma è nelle mani di José Mourinho.

«Non lo conosco di persona, ma è simpatico e lo trovo personaggio di spessore. Lo definiscono un “guru”, ma per me è un grande “paraguru”. Anche lui mostra grande intelligenza»

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