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Emery: «Aver eliminato la Juventus conferma che il calcio appartiene al popolo. I soldi non sono tutto»

L’allenatore del Villarreal a L’Equipe: «La Superlega non mi piace. Qui c’è meno rumore che ostacola la squadra: gli agenti, i giornalisti, i social network»

Emery: «Aver eliminato la Juventus conferma che il calcio appartiene al popolo. I soldi non sono tutto»
Belfast (Irlanda del Nord) 11/08/2021 - Supercoppa Europea / Chelsea-Villareal / foto Uefa/Image Sport nella foto: Unai Emery

Stasera si gioca Villarreal-Bayern e L’Equipe ha intervistato Emery tecnico degli spagnoli ed ex guida del Psg, l’uomo della celebre sconfitta per 6-1 nel ritorno a Barcellona.

Cosa significa conquistare questa qualificazione battendo un monumento come la Juventus (1-1, 3-0) che è tra i fautori della  Superlega?

È un riconoscimento a progetti che hanno meno tifosi e meno denaro di altri ma che fanno molto per il calcio. Progetti che possono rendere felici le persone. Il calcio appartiene al popolo. Qui lavoriamo con umiltà per un progetto solido e stabile. Non sono d’accordo con una Superlega che riunirebbe le squadre più grandi. È il calcio che deve decidere.

Quello che cambia al Villarreal è che c’è meno rumore fuori. Allo stesso tempo, se non esci, il rumore non lo senti. Nelle squadre dove lavoravo e dove c’era molto rumore, cercavo sempre di tenere la porta chiusa.

Che cos’è il “rumore”?

Il rumore è quel che ostacola la squadra. Gli agenti, i familiari, giornalisti, i social network… Le critiche ai giocatori, alla squadra, all’allenatore… Destabilizzano il club. Dobbiamo proteggerci ed è per questo che mi isolo con il mio staff e la mia squadra. Al Villarreal c’è meno rumore che al PSG o all’Arsenal dove tutto assume un’altra dimensione.

A proposito del Psg che non riesce a vincere la Champions.

Un giorno Guardiola mi ha detto che squadre come il Barca o il Real, poiché hanno già superato le prove, reagiscono meglio alle situazioni difficili. La chiave è la gestione della frustrazione. Quando il Barça (nella remontada) segnò quattro gol, poi cinque e l’arbitro commise errori, non sapevamo più cosa fare. Contro il Real (nelle fasi a eliminazione diretta in questa stagione, 1-3, 1-0 nella gara di andata), è stato lo stesso per il Psg. Quando Benzema ha pareggiato e poi ha segnato il secondo gol, ho visto giocatori che conosco bene come Kimpembe o Marquinhos: non sapevano come reagire perché erano stati sopraffatti dalla frustrazione».

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