Il film di Giuseppe Piccioni, visto nelle ore di avanzata dei tank russi su Kiev, dà la sensazione che l’uomo nulla abbia imparato

Mancava da qualche anno alla regia cinematografica Giuseppe Piccioni e la notizia del suo ultimo “L’ombra del giorno” ci aveva incuriosito per la presenza della sua Ascoli Piceno nella trama ambientata nel 1938 in pieno Ventennio fascista con l’aiuto alla sceneggiatura della sicurezza Gualtiero Rosella e di Annick Emdin.
Luciano (Riccardo Scamarcio) è un reduce dalla Grande guerra che nella Piazza del Popolo gestisce una centralissima trattoria: è riservato e di poche parole, anche se ha fama di intoccabile per la sua pregressa esperienza bellica e per l’amicizia con Osvaldo (Lino Musella) capo cittadino dell’Ovra. Ad Ascoli capita Anna Costanzi (Benedetta Porcaroli), una sfollata in cerca di lavoro che il reduce impiega nel locale. In breve il rapporto tra i due diventa una relazione perché Luciano si fa attirare dalle qualità organizzative e culturali della donna, pur avendo con l’attrice Amelia (Valeria Bilello) una frequentazione occasionale. La donna si fa apprezzare anche dal personale dove spicca Giovanni (Vincenzo Nemolato), il cuoco tignoso. Ma la ragazza nasconde un segreto – ed una diversa identità civile e politica – che verrà fuori con il salto in avanti che fa il Regime con le leggi razziali e l’entrata in guerra.
Da questo punto in avanti il film si trasforma in una rifrazione di specchi che riflettono il sospetto, la delazione ed il dramma di un ambiente claustrofobico dove il giorno e la notte si confondono insieme a ruoli ed identità dei protagonisti. E per merito della fotografia di Michele D’Attanasio e della scelta delle musiche di Michele Braga, già visti in “Freaks Out” di Gabriele Mainetti.
Il film, visto in queste ore di chilometrica avanzata dei tank russi su Kiev, dà la sensazione che l’uomo nulla abbia imparato: ma c’è sempre la possibilità di andare al mare e di fare scelte di coscienza, anche al di là dei sentimenti, per cercare di andare oltre la claustrofobica irrealtà della guerra.