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La favola di Cissé: in Italia da rifugiato, scoperto dall’Atalanta e ieri in gol in Serie A

È bello il calcio quando diventa strumento di rinascita. Il derby di Roma finisce subito. Ha ragione Mazzarri a incazzarsi. Il cazzotto di Maignan su Lovato c’era

La favola di Cissé: in Italia da rifugiato, scoperto dall’Atalanta e ieri in gol in Serie A
Mg Bologna 20/03/2022 - campionato di calcio serie A / Bologna-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Moustapha Cisse'

FALLI DA DIETRO – 30° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22

Per ora è un campionato bello ed entusiasmante. Come non accadeva più o meno da vent’anni.

Per ora ci sono tante protagoniste.

La nerazzurra smarrita.
L’ergastolana puttana in cerca di riabilitazioni.
La rossonera massaia affidabile e con miti pretese.
E l’azzurra bella, lunatica e imprevedibile come una Sofia in quei meravigliosi film anni cinquanta.

Sarà entusiasmante.
Ma attenti alle bombe.
Ne cadranno tante in questi mesi. E finiranno per distruggere una serena avventura sportiva.

Per ora l’azzurra regge.
Non c’è nulla da cambiare per Fra Cipolla, che conferma i tre al centro, prevedendo una Udinese guardinga.

E invece Cioffi ha voglia di sorprendere.

Manda in campo una squadra propositiva e audace che sfonda sulle corsie con Molina e Udogie.

Il Napoli non ha altro per la testa. Deve giocare per un risultato e basta.
Ma soffre la sindrome del Maradona.
E fatica.
Fatica, soffre, boccheggia.
Fatica a darsi un’organizzazione soprattutto in mezzo al campo.
Merito soprattutto di questi friulani, che fanno proprio della densità a centrocampo uno dei loro temi identitari.

E immancabile arriva il gol.
Pereyra guadagna palla e apre deliziosamente a Deulofeu (in catalano “Creato da Dio”) indisturbato al limite dell’area. Facile il controllo e bello il destro forte ed angolato.

Rischia anche di essere travolto il Napoli, prima con Beto poi con Pablo Mari.
Tutto cambia nella ripresa con l’ingresso dell’Amore Nostro. Che va a dare una mano a Osi troppo solo lì in mezzo ai due mastini friulani.

Già. E poi c’è chi ha Osi e chi non ce l’ha.

Il Napoli ce l’ha e in undici minuti ribalta il risultato.

Sempre di zucca, che stavolta, in omaggio a San Giuseppe, è una zeppola farcita di crema pasticciera.
E poi di destro.

Non avesse passato i guai che ha passato, con lui il Napoli avrebbe almeno sette otto punti in più.
E sarebbe lì a salutare tutti dall’alto.

È ora di fermare Osimhen! Si ordina dai piani alti. Sganciate la bomba!

Ci pensa Fourneau. Che si inventa un giallo inesistente.

Così almeno salta la trasferta di Bergamo e il campionato brianzolo sarà meno disturbato da queste fastidiose intrusioni provenienti dal Sud.

Tempi grami per Limone.
Lo dice anche il parka che indossa. Troppo economico.
Mica come quello esibito da qualche altra parte da gente di ben altre ambizioni.

Si ferma ancora, stavolta contro gli stilnovisti belli organizzati e pieni di entusiasmo.

Ma l’Inter di questi tempi ha questo.
E’ una squadra che fa belle le altre squadre.
Era già successo con Grifoni e Toro.

Tutto si compie nei primi minuti della ripresa.
Vantaggio del sempre più sorpren“dente” Torreira, che difatti ci rimette un dente.
Pari quasi immediato di Dumfries.
Poi la partita tramonta.

Qualcosa ha danneggiato i motori nerazzurri e non solo per l’assenza del Brozo. Il cui sostituto mica lo trovi facilmente.

Archiviato l’esperimento Barella, stavolta ci prova il Turco.
Con risultati assai deludenti.

Studia da regista, il turco.
Ha l’ultimo passaggio del rifinitore, calcia bene, è spesso pericoloso sui tiri piazzati.
Ma non è un maratoneta, e non sa mandare a spasso due marcatori.

Insomma, ancora un pareggio e con i pareggi non si vincono gli scudetti.

I Diavoli sembrano aver trovato una loro identità di gioco.

Si affidano mani e piedi a una difesa perfetta.
Due rocce centrali. Un Theo straripante.

Sanno soffrire quando c’è da soffrire. E trovano sempre la vittoria risicata grazie alla giocata singola.

In una serata che non sembrava delle più brillanti, stavolta a togliere le castagne dal fuoco è stato Ismael Bennacer.

A questo si aggiungano un paio di elementi favorevoli non trascurabili.

Il primo è la paterna benevolenza dei bombaroli.

Perché ha ragione Mazzarri a incazzarsi. Il Cazzotto di Maignan su Lovato c’era. E come se c’era.

Il secondo elemento è che la squadra di John Malkovich è coadiuvata sempre da una bella dose di fortuna.

Perché quella palla di Pavoletti all’ultimo minuto che va a colpire il legno è bottom purissimo.

Il Derby finisce subito.

Abraham segna dopo un minuto a cazzo di cane. Sì perché lui la butta dentro proprio con i gioielli di famiglia.

Poi Mou avrà tutto il tempo di impartire una sonora lezione di calcio al Sor Polpetta sempre più memore del suo passato da tecnico dopolavorista.

Moustapha Cissé è un ragazzino orfano di padre.

Arriva in Italia a 16 anni da Conakry, la capitale della Guinea.

Ha un talento innato per il pallone.
Non perde tempo e trova subito una squadra, la Rinascita Refugees, una formazione di Copertino composta da richiedenti asilo che gioca il campionato di Seconda Categoria.

Due mesi fa gli scout dell’Atalanta lo notano e lo portano a Zingonia.

Lo nota anche Gasp, che decide di buttarlo in campo contro il Bologna al posto di Muriel per un esordio in Serie A che non dimenticherà mai.

Ancora una volta Cissé non perde tempo.
Minuto 82, filtrante di Pasalic. E lui, da grande attaccante, stoppa e tira immediatamente.
Sono le favole belle del calcio.
Che a volte diventa autentico strumento di rinascita.

Sono le favole belle e genuine che impreziosiscono un campionato bello e imprevedibile.

Ma attenti alle bombe.

Per le strade distrutte dalle bombe cammina il presidente ucraino.
A queste immagini si sovrappone il video di un anziano signore ricco sfondato che canta accompagnato dal suo Fedele a una improbabile Festa dell’amore improvvisata per la signorina in cerca di sistemazione.

E’ una “festa di non nozze” volgarotta e pacchiana inscenata da questo instancabile farabutto che comunque ci regala un sorriso.

E ci ricorda che siamo l’eterno Paese della commedia dove tutto è maledettamente finto.

Attenti alle bombe.

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