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Gerry Scotti: «Mi inorgoglisce quando la gente mi dice che da 20 anni cena in mia compagnia»

A Specchio: «Il pubblico ti fa entrare a casa sua e ti ama solo se sei credibile, affabile, gentile, educato e soprattutto se lo rispetti» 

Gerry Scotti: «Mi inorgoglisce quando la gente mi dice che da 20 anni cena in mia compagnia»

Su Specchio una lunga intervista a Gerry Scotti. Quest’anno ha compiuto 65 anni. Ripercorre la sua carriera, ricordando la prima telefonata a sua madre.

«Non ho mai dimenticato la mia prima telefonata alla mamma che aveva il telefono nero, di bachelite, appeso alla parete. Ricordo che le dissi: mamma, da oggi faccio la televisione e lei mi fece i complimenti. Sentivo che dall’altra parte del filo stava sorridendo, commossa. Il fatto di sapere da dove vengo e che quello che mi è successo è stato anche un po’ merito mio perché nulla mi è stato regalato, è una soddisfazione che oggi vorrei condividere con i miei genitori, ma so che da lassù probabilmente mi guardano e sono felici. Le mie aspettative iniziali erano quelle di un laureato in legge che voleva diventare un pubblicitario ma la vita mi ha fatto scoprire la radio; l’ho talmente amata da arrivare a pensare che l’avrei fatta per tutta la vita. La televisione non era in preventivo ma è successo ed è stato ed è bellissimo».

Dice di sforzarsi ogni giorno di fare del suo meglio. Le soddisfazioni gliele regala la gente che incontra.

«Quello che ti colpisce, ti inorgoglisce o ti affonda è lo sguardo della gente che ti incontra per strada, all’alba, all’autogrill, in montagna o al mare quando sei in vacanza. Un sorriso appena accennato, la stretta di mano con i complimenti sinceri di chi ti dice: “Gerry ti seguo da vent’anni e tutte le sere ceno in tua compagnia”. Ecco frasi così, valgono tantissimo e sono la molla che ti fa andare avanti con la voglia di non deludere quelle persone per le quali diventi uno di famiglia».

Da poco è diventato nonno: il figlio Edoardo ha avuto una bimba, Virginia.

«È stata una grande emozione, arrivata a travolgermi il cuore e la mente ventinove anni dopo la nascita di mio figlio Edoardo. È chiaro che ho proiettato su questa bambina ciò che è stato mio figlio per me, facendomi anche rifletter su tante cose. Quando è nato Edo ero in corsa per la carriera, spesso ero fuori e mi sono perso qualche cosa del suo essere bambino: con Virginia non voglio fare la stessa cosa».

Sulla guerra in Ucraina.

«Mi sento come uno che lascerà a sua nipote una manciata di sabbia. E questo mi rattrista molto».

A sessantacinque anni com’è entrare nelle case di milioni di italiani?

«È vero, entro nelle case degli italiani e lo faccio da anni con la ferma convinzione di essere un privilegiato perché sono convinto di una cosa: il pubblico ti fa entrare a casa sua e ti ama solo se sei credibile, affabile, gentile, educato e soprattutto se lo rispetti. Ecco, credo che in tutti questi anni il mio primo desiderio sia stato rispettare il telespettatore. Fino a quando farò questo mestiere sarà sempre così».

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