In Canada lo praticano in 2 milioni, in Italia 333. Due di questi hanno vinto le Olimpiadi. Constantini è già una star. E il Cio ha chiesto la loro “scopetta” per una mostra

A tutti quelli che ci scherzano su – “i bollitori”, “le teiere”, “scopano sul ghiaccio” – ora che il curling italiano ha vinto un oro olimpico storico, potete rispondere così: “scopo-ergometro”. Non si tratta di “scopettare” (meglio) e basta. Per farvi capire quanto studio e tecnologia e preparazione c’è dietro il curling il Corriere della Sera spiega che dietro quel gesto forsennato c’è un vero pozzo di scienza:
“Prendete lo scopettone con cui ieri Mosaner & Constantini hanno vinto l’oro olimpico ai Giochi di Pechino e inserite nella spazzola un accelerometro a tre assi, due estensimetri, un microchip per trasmettere dati via radio a un computer. Serve a capire se l’allenamento della forza sta funzionando o a realizzare (quando la frequenza di spazzolata è più bassa del solito) se invece l’atleta ha bisogno di riposo. Per andare a punto, ieri, Stefania e Amos hanno dovuto applicare per decine di volte due tipi diversi di forza (di rotazione e di traslazione) a un pietrone di 16 chili lanciato a due metri al secondo, piegando in apnea il corpo sul pavimento (servono cosce d’acciaio ed equilibrio da trapezista) e poi rialzando in un attimo i battiti del cuore ad almeno 170 al minuto, in spazzata. Riscaldare il ghiaccio più che a pulire per terra assomiglia a piazzare una stoccata nel fioretto: ogni colpo aumenta la temperatura di 0,2 gradi e va assestato così vicino alla pietra (5 centimetri) da non permettere che la superficie si scaldi subito di nuovo ma abbastanza lontano da non bloccarla”.
Il curling è uno sport a suo modo rivoluzionario: ci si può arrendere. Non c’è l’arbitro. Fanno tutto i giocatori, nel rispetto di un fair play cristallino. Al massimo se proprio le “stones” sono ingiudicabili, viene chiamato un tecnico con “un apparecchio meccanico sofisticato che misura la distanza delle bocce per attribuire il punto”, spiega La Stampa. “Il fairplay non è la regola: è essenza del gioco. Sono vietati abbracci e altri modi per esultare. Ai tecnici in panchina sono persino proibite le espressioni del volto. Stefania e Amos hanno vinto undici partite su undici senza mai stringere i pugni o abbracciarsi gioiosi”.
E’ uno sport che per regolamento, nel doppio misto, concede alla donna la prima e l’ultima parola, il primo lancio e quello definitivo. Stefania Constantini, che fino ad un attimo fa lavorava in un negozio di abbigliamento e che ora ha davanti a sé un futuro tra corpi sportivi militari e un posto a Ballando con le stelle o similari, è una piccola star. Ieri ne ha scritto in Germania la Faz.
E se pensate che esageriamo, la portata dell’evento è data dai numeri: in Italia i praticanti del curling sono 333. Due di questi sono andati alle Olimpiadi e le hanno vinte. In Canada sono due milioni, negli Stati Uniti ventimila, in Scozia (dove fabbricano le pietre di granito) undicimila, in Svezia settemila, in Norvegia duemila. I due italiani – scrive ancora il Corriere della Sera – ha impressionato anche il Museo olimpico del Cio a Losanna, che gli ha chiesto di donare la loro scopa per una mostra “in modo da ispirare le giovani generazioni e promuovere lo spirito olimpico”.