L’attaccante del Vicenza sulle lacrime in campo contro il Lecce: «Majer è un bravo ragazzo, si è fatto trasportare. Anche a me scappa qualche parolaccia, ma non così»

La Gazzetta dello Sport intervista Riccardo Meggiorini. Mercoledì sera, al termine del recupero Lecce-Vicenza è scoppiato a piangere in campo dopo un’offesa alla madre ricevuta da Zan Majer. La madre è morta nel 2017. Non ha retto all’emozione. Majer poi gli ha chiesto scusa.
Meggiorini racconta la sua versione alla rosea.
«In campo in fondo ci si vuole bene, c’è rispetto. Poi nei momenti di tensione scappa qualcosa, l’importante è che finisca lì. Il calcio è fatto di persone perbene, a volte all’esterno c’è un’immagine negativa. Majer è un bravo ragazzo, magari si è fatto trasportare, ma non è giusto pensare male di lui. Anche a me scappa qualche parolaccia, ogni tanto, ma non così».
Parla della madre.
«Eravamo sei in famiglia, non potete immaginare cosa faceva per crescerci. E quando da ragazzino ho cominciato a giocare, lei faceva il mio pulmino e mi portava ovunque. Ed è sempre venuta a seguire le mie partite».
Racconta che una volta, quando era in ritiro estivo con il Chievo, durante una partita amichevole dalle tribune insultarono sua madre. Lui abbandonò il campo. E capitò di nuovo anche in una partita contro la Juventus.
«Sì, è successo poche settimane dopo il funerale, dalla curva mi hanno insultato. Ma ho tenuto un grosso magone dentro e basta, l’ho lasciato andare così».
Negli stadi è così, dice, sono cose che capitano. E i giocatori?
«Noi quando siamo in campo abbiamo tanta tensione dentro, accumuliamo tutto durante la settimana, soprattutto in momenti come questi in cui una squadra sta andando male. E poi cerchiamo lo sfogo in campo. La gente che vede la partita magari non sa cosa proviamo, e tenere sempre tutto dentro non è facile».