Il presidente del Venezia a Il Gazzettino: «Il calcio è un business, ma con un’anima. Voglio creare una famiglia con i calciatori, ma lo spogliatoio è sacro»
Il Gazzettino intervista Duncan Niederauer, presidente del Venezia. Tra le sue passioni, oltre al calcio, anche il vino.
«Il calcio è come il vino, una passione. Certo, è anche un business, ma con un’anima. Nel pallone, come nel vino, il dividendo non è meramente economico. Nel calcio il mio e nostro business è sostenibile: nel vino la soddisfazione è regalare bottiglie, condividere un buon prodotto».
Aggiunge:
«Non ho l’aspirazione di fare soldi col pallone, tantomeno col vino. Anzi, noi presidenti i soldi ce li mettiamo».
Sul suo allenatore, Zanetti:
«Zorro è bravo. Ha perfino fatto progressi enormi con l’inglese. In squadra ha giocatori di 17 nazionalità diverse, comunicare con loro è importante».
Quanto a lui, nello spogliatoio preferisce mettere piede il meno possibile.
«Io parlo con i giocatori, punto a creare una famiglia. Ma rispetto la sacralità dello spogliatoio, quello è ambiente loro e dei tecnici».
Sull’importanza del rapporto con i giocatori insiste.
«Ci tengo molto che i giocatori vivano un rapporto anche fuori dal campo, con le mogli, le fidanzate, i figli, questa forza fa la differenza».
E ancora:
«Questo è un plus per noi. Le grandi società sono aziende. Noi siamo una squadra dove il collante non è il business. E l’atteggiamento dei giocatori è diverso. In campo si nota la grande differenza tra noi e una grande squadra, a livello di motivazioni e coesione. I giocatori sono sempre e solo persone. Le persone vanno motivate, ma non bastano le chiacchiere».
Sul Penzo:
«Il Penzo è uno stadio unico: pensi che è più piccolo di due millimetri delle misure standard, ma sempre a norma comunque. Eppure Allegri quando venne a giocare qui disse di temere il fattore campo di provincia perché la gente è sul campo».