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“Monterossi”, la serie Amazon Prime che ha Bob Dylan come colonna sonora

Tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi, ha come protagonista un fantastico e immalinconito Fabrizio Bentivoglio

“Monterossi”, la serie Amazon Prime che ha Bob Dylan come colonna sonora
Da pochi giorni su Amazon Prime c’è una novità importante: la serie “Monterossi” che racconta le vicende dell’autore televisivo meneghino omonimo Carlo (Fabrizio Bentivoglio) inventore – pentito – della serie “Crazy love” che ha nella soubrette Flora De Pisis (Carla Signoris) la grande regina della Fabbrica della merda.
Si comincia con “Questa non è una canzone d’Amore” il primo titolo (2014; Sellerio) dello scrittore Alessandro Robecchi, inventore di questo personaggio – ne firma anche la sceneggiatura – e che ha come regia una sicurezza come Roan Johnson. Monterossi non vuole più fare “Crazy love” perché ritiene che la sua idea iniziale sia stata stravolta in una pornografia dei sentimenti che lui non ritiene si attagli alla sua persona. Ma dopo che inutilmente la sua agente Katia Sironi (Maria Paiato) gli propone di rientrare nel suo ex programma Carlo scampa dall’azione di un killer che viene ad ucciderlo in casa e lui nel momentum mortis pensa alla sua ex Lucia (Donatella Finocchiaro). La polizia indaga con il sovrintendente Tarcisio Ghezzi (Diego Ribon) e con l’agente Carella (Tommaso Ragno). Carlo allora assolda gli amici investigatori Oscar Falcone (Luca Nucera) e la precaria della conoscenza Nadia (Martina Sammanco) e mentre s’intrecciano uomini della destra eversiva, sicari e rom incattiviti, si delinea il personaggio di Carlo, uomo immalinconito, ironico, appartato.
Una fiction ben fatta e rispondente ai personaggi di Robecchi con la fotografia degna di nota di Federico Annichiarico e poi come dice lo stesso autore “c’è Bob Dylan: intendo che le canzoni sono le sue, che le canta lui, che ci sono scene in cui parte e… ma quand’è che avete sentito Dylan in una serie?”.
Ma manca la lingua “veloce e dolorosa” di Robecchi: perché questi nei suoi libri Sellerio “sa esattamente descrivere – perché lo vive e lo sente – tutto quello che gli gira intorno. Manca la sua “lingua e la realtà che vanno a braccetto come le indagini che portano a soluzioni che si possono tenere”. Guardate la bella serie, ma soprattutto leggete Robecchi che – a mio giudizio – è uno dei migliori giallisti italiani con Manzini e pochi altri.
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