ilNapolista

“La nave sepolta” (The Dig), su Netflix il film di Simon Stone tratto dal romanzo di John Preston

Uno scavo nell’umanità, che va avanti nei cuori e nelle relazioni dei protagonisti parallelamente alla storia degli scavi archeologici di Sutton Hoo

“La nave sepolta” (The Dig), su Netflix il film di Simon Stone tratto dal romanzo di John Preston

Abbiamo visto su Netflix un grande film “La nave sepolta (The Dig)” che il regista Simon Stone ha tratto dal romanzo omonimo dello scrittore John Preston, adattato con la sceneggiatura di Moira Buffini.

Siamo nel 1939 in Inghilterra nella Contea di Sutton Hoo, Edith Pretty (Carey Mulligan), la proprietaria di una tenuta decide di effettuare degli scavi nei pressi di alcuni tumuli per un presentimento. Per quest’opera ingaggia Basil Brown (Ralph Fiennes) un addetto agli scavi che lavora a volte per il Museo di Ipswich. Dopo un iniziale impasse Brow riesce a trovare una nave in quercia e subito si scatenano le pretese del British Museum nella persona dell’archeologo Charles Phillips (Ken Stott) che estromette Brown. Nel contempo la signora Pretty scopre una malattia terminale e suo figlio si affeziona molto a Basil per le sue conoscenze astronomiche. Peggy Preston (Lily James) invaghita del cugino di Edith, Rory Lomax (Johnny Flynn), moglie repressa dell’archeologo Stuart Piggott (Ben Chaplin) che cela la sua omosessualità, è la prima a scoprire la camera funeraria della nave che oltre al tesoro rinvenuto dà lo stigma certo che l’imbarcazione è anglosassone e non vichinga.

Un film solo su un fatto storico e che interesserà solo chi ha interessi archeologici? Nulla di tutto questo: “noi sveliamo la vita”, dice Brown alla signora Edith “a questo serve scavare”. Ed è proprio uno scavo nell’umanità quello che va avanti nei cuori e nelle relazioni dei protagonisti quello che parallelamente allo scavo vero e proprio compie il regista: e questo è testimoniato dallo sfalsamento tra le immagini ed il parlato, tecnica che utilizza per operare uno stacco tra i due piani. Tutto questo assume rilievo più alto perché accompagnato da attori di grossissimo livello anche teatrale. “Noi moriamo e ci decomponiamo: non sopravviviamo” dice in un empito di disperazione la signora Pretty a Brown, ma quest’ultimo ribatte: “Oh, non sono molto d’accordo: dai tempi delle prime impronte umane sui muri di una grotta facciamo parte di qualcosa che continua, perciò non moriamo davvero… “.

 

ilnapolista © riproduzione riservata