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“Il calcio vuole i soldi dei contribuenti per continuare a indebitarsi e fare spese folli”

Finalmente si legge un commento intelligente sul tema. Lo scrive Franco Ordine sul Giornale: “Far coincidere queste richieste con gli affari Vlahovic e Gosens, attira il sarcasmo”

“Il calcio vuole i soldi dei contribuenti per continuare a indebitarsi e fare spese folli”
Mg Roma 20/06/2021 - Euro 2020 / Italia-Galles / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina-Paolo Dal Pino

Il Giornale, con Franco Ordine, regala un’analisi perfetta sulla ridicola richiesta di aiuti governativi da parte del calcio. Un commento di buon senso, che dovrebbe essere patrimonio di qualsiasi essere umano dai dodici anni in su, e che purtroppo sui giornali italiani non si legge praticamente mai. Ieri c’è stata l’ennesima esternazione da cartoni animati di Marotta.

Ordine giustamente ricorda che

Far coincidere questa campagna con le cifre mirabolanti del calcio-mercato di gennaio (70 milioni impegnati dalla Juve per Vlahovic, 27 dall’Inter per Gosens) ha già provocato qualche commento sarcastico.

Se davvero il premier Draghi dovesse accogliere il grido di dolore del calcio italiano, bisognerebbe comunque applicare al settore, che continua a viaggiare verso gli scogli dei debiti lasciando suonare l’orchestrina di investimenti super e stipendi da mille e una notte, un minimo di regole. La più stringente delle quali dovrebbe essere la più semplice: se accetti soldi dallo Stato, quindi dai contribuenti, hai l’obbligo di esercitare una virtuosa amministrazione. Che vuol dire rispettare la proporzione tra fatturato e monte-stipendi dei tesserati, evitando scommesse molto rischiose nel tentativo di centrare prestigiosi successi o postdatando il pagamento delle operazioni di calcio-mercato.

Concetto quest’ultimo che non riguarda soltanto chi continua ad accumulare debito su debito ma anche quei club più fortunati che possono contare su un azionista generoso, capace di vertiginosi aumenti di capitale. Amministrazione virtuosa vuol dire infine mettere fine a quella spregiudicata concorrenza secondo la quale talune folli richieste di calciatori e agenti a fine contratto, trovano puntuale soddisfazione nella disponibilità di qualche società rivale.

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