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Al match point di Nadal, Djokovic ha prenotato la prima dose di Pfizer all’Asl Belgrado 1

Le cinque ore di passione di Nole davanti alla tv. “Quando dichiariamo guerra all’Australia?”. A fine match, la moglie prende i bimbi e va via: “Papà ha bisogno di stare da solo un paio d’anni”

Al match point di Nadal, Djokovic ha prenotato la prima dose di Pfizer all’Asl Belgrado 1
Roma 18/05/2017 - Internazionali BNL d'Italia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Novak Djokovic

Dopo aver salutato il sole di Belgrado, Nole s’è messo davanti alla tele in posizione tittibhasana, il suo modo yoga di stravaccarsi sul divano: teso sulle braccia con le gambe e il busto sospesi verso lo schermo. Un’ora di stretching, e due ciotole di acqua calda, semi di lino, un uovo, tre quarti di centrifuga di pelo di Dunlop Fort, e il suo amico Medvedev che fa fuori quello “zì prete” di Nadal: la colazione dei campioni.

Che domenica bestiale. “Dovevo esserci io là”, rimugina mentre Jelena gli passa accanto scocciata: “Ancora con ‘sto tennis?! Oggi c’è il mercatino, e i bambini vogliono uscire!”. Ma lui niente, serafico. Dopo due ore scarse Nadal soccombe al gioco sterrato del compagno russo, Nole si scopre riflesso nello schermo a sorridere. Si lascia andare e imita tutti i tic di Rafa, per l’ilarità generale del clan che lo circonda. Branko sghignazza, Bojan si scaccola, Dimitar spara due colpi di doppietta in terrazza, per festeggiare i 2 set a zero che dichiarano lo spagnolo ormai sconfitto. Se non dall’avversario almeno dall’età e dalla forma. “Certo io ora me lo sarei incartato. Ma quello, Rafa, si ostina mangiare la carne, il glutine. Guarda la calvizie, ecco come ti riduce il vaccino”.

Va in bagno, Nole. Quel frullato di proteine di pisello al miele di Manuka è buono, ma non proprio digeribilissimo. Quando torna in sala, gli porgono un asciugamano e gli servono le palline per battere. E’ un piccolo rituale casalingo. Lui si nette il sudore dalla fronte, sceglie due palle e ha un sussulto: Nadal sta vincendo il terzo set? Che cavolo combina quel rammollito d’un post-sovietico? Putin non t’ha detto come ci si comporta per non deludere la grande madre Russia?

Al quarto set Nole comincia a parlare in croato antico. Al secondo 6-4 di fila che porta il match al quinto, esce sbattendo la porta e va nel suo campo privato a provare i servizi, con le granate al posto delle palline. Niente lo rilassa come un po’ di devastazione controllata. Va bene l’estratto di alghe di fiume pastorizzate, ma vuoi mettere, al mattino, il profumo del napalm?

Mentre Nadal è ancora in toilette break, chiama il primo ministro serbo per sapere che fino ha fatto quella richiesta di dichiarazione di guerra all’Australia. “No, non me ne fotte dell’Ucraina. L’Australia prima, ho detto. I canguri!”. E attacca.

Intanto Nadal si ostina a non svenire in campo, dopo 5 ore di tennis. Nole ripensa ai suoi compagni rifugiati dell’hotel a Melbourne, al giudice australiano. Ha sbagliato. Doveva far sequestrare i figli di Alex Hawke, come s’è sempre fatto. Ma no, lo avevano fermato: “Vedrai che ti faranno giocare. Davvero pensi che mettano Caruso al tuo posto in tabellone? Cioè… Caruso! E dai, su…”. Avevano riso tutti a crepapelle, dandosi di gomito. Ma lui no. Nole era lì col suo correttore a sbianchettare i risultati dei tamponi, rispondendo “idemo!” a tutti, con lo sguardo di uno a cui stanno iniettando un booster di Moderna a tradimento.

Quando Nadal va avanti di un break al quinto, Nole fa il test dei bicchieri d’acqua: prega tantissimo, e trasforma l’acqua liscia in effervescente. Quando Rafa va a battere per la storia, sul 5-4, i bicchieri esplodono, Djokovic ha i capelli di Vegeta, è diventato Super Saiyan. Ma l’amico Daniil fa il controbreak, 5-5 pari. L’impresa pare dissolversi sul più bello. Il clan si rianima. Dimitar corre a dar fuoco ad un paio di villaggi, quel cafone. Bojan si scaccola ancora più forte, ormai sanguina.

Solo che Nadal più che giocare a tennis, ascende. Si riprende il break. Va di nuovo a battere per il match, sul 6-5. Nole non sa più cosa fare. Prenota la prima dose all’Asl Belgrado 1 Nord. E’ disperato. Quello intanto va a rete, fa la volée. Vince.

Il social media manager incaricato di dettare al mondo i complimenti del numero uno Atp viene trasferito in una località segreta sotto scorta. Il clan Djokovic si dilegua. Yelena recupera i bambini in fretta e furia, “andiamo dalla nonna per un paio di anni, papà ha bisogno stare un po’ da solo”.

Resta Nole. O quel che resta di Nole. Spegne la tv. Guarda l’orizzonte dalla finestra, come Tyler Durden nell’ultima inquadratura di Fight Club. Ha vinto zì prete. “Idemo”, sussurra.

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