La grande delusione del Napoli di De Laurentiis. Adesso avrebbe l’ultima occasione per dimostrare che il suo acquisto non fu un errore
Salvare il soldato Kostas. Questa, d’improvviso, è diventata la necessità più impellente per il tenente Spalletti.
Manolas è, probabilmente, l’unico grande deluso di questo inizio di stagione. Che ha regalato quasi a tutti gli altri componenti della rosa del Napoli un momento di gloria, fosse anche solo uno. Manolas pare defilato. Un errore grave nella partita con la Juve gli è costato la titolarità, prima che si infortunasse. Poi sono cominciati i guai fisici, che francamente l’hanno accompagnato durante tutta l’esperienza napoletana. Recentemente pure una non meglio specificata gastroenterite, un «mal di stomaco» che i maliziosi – così scrive il Corriere dello Sport di oggi – finiscono col collegare all’interesse mai sopito dell’Olympiacos e alla voglia di casa (chiamiamola pure saudade) che secondo i ben informati il centrale greco aveva palesato già questa estate.
Prima di questa stagione, un’esperienza che tutto sommato profumava già d’occasione persa. Il suo arrivo dalla Roma fu accolto con un clamore non da poco. Per tante e tanti, l’acquisto di Manolas (insieme con quello di Lozano) rappresentava il tentativo di gettare il cuore oltre l’ostacolo: Raul Albiol, un leader del Napoli, non veniva sostituito con un giovane di belle speranze, ma con uno dei difensori più autorevoli del campionato, peraltro nel fior fiore della carriera. Un calciatore maturo. Straordinariamente veloce, perfetto per un calcio verticale. Di innata personalità. Perfino con qualche gol pesante nel bagaglio. «Un colpo da Juve», si disse. Nel senso buono del termine, chiaramente.
Al clamore e allo stipendio – uno stipendio da top player – non sono seguite le prestazioni. Va detto con la dovuta serietà pure se per chi scrive è un colpo al cuore. Complici anche gli infortuni che nelle ultime due (facciamo anche tre) stagioni hanno colpito a turno lui e Koulibaly e che in fondo non hanno mai permesso a questa strana coppia (per qualcuno incompatibile, sicuramente non se si guarda ai numeri) di cementarsi, conoscersi, stabilizzarsi.
Qualche acuto – qualche sprazzo del vero Manolas – c’è stato, e basti pensare a una prestazione sontuosa in una partita di Coppa Italia contro la Lazio di Inzaghi, subito prima del lockdown e in pieno caos ammutinamento. Ma quello della continuità è stato più d’un tallone d’achille. E se i difensori sono le basi su cui costruire la squadra, le basi non possono essere troppo altalenanti.
La consolazione è che la storia non è scritta. Che non è finita finché non è finita. E proprio oggi che pare come non mai ai margini del progetto, può presentarsi per l’Ellenico l’occasione del riscatto. Koulibaly è infortunato, l’infortunio è serio. Poi il senegalese andrà in Coppa d’Africa. Rrahmani avrà bisogno, per due mesi, di un compagno autorevole. Juan Jesus, dopo tanta inattività, non può certo farle tutte. Qui ed ora, almeno fino a gennaio, può svoltare l’esperienza partenopea di Manolas. A Spalletti il compito, ora che il greco è tornato ad allenarsi col gruppo, di rimetterlo a lucido, di restituirlo al Napoli. Come ha già fatto con altri calciatori. Vedesi alla voce Lobotka.
D’altronde, è un calciatore di appena 30 anni. E vederlo tornare in Grecia, che più o meno equivale a ritirarsi, sarebbe un peccato. Soprattutto a gennaio. Poi, magari in estate, il tempo di fare i conti verrà. Perché è certo che se l’apporto è questo il gioco, per chi gli paga lo stipendio, non vale la candela. C’è un’altra chance, però. Forse l’ultima. Anche perché sarebbero in pochi, in Europa, quelli in grado sostituire Koulibaly più degnamente del miglior Manolas.