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Richarlison: «Da bambino vendevo caramelle. Mi scambiarono per spacciatore e mi puntarono la pistola»

L’attaccante dell’Everton ad AS: «Molti amici d’infanzia sono finiti in prigione, nella droga, alcuni sono morti. Ancelotti? Un grande, ha cambiato il mio modo di giocare»

Richarlison: «Da bambino vendevo caramelle. Mi scambiarono per spacciatore e mi puntarono la pistola»

Richarlison de Andrade, calciatore dell’Everton ha parlato ad AS della figura di Carlo Ancelotti e di quanto sia stato uno degli allenatori più importanti per la sua carriera .

«È un grande allenatore, uno dei più grandi della storia. Non è un caso che abbia vinto così tanti titoli. È stato un periodo in cui ho imparato molto e mi sono evoluto, dentro e fuori dal campo. Gli auguro tutto il meglio»

Ancelotti ha cambiato la tua carriera?

«Dico sempre che è un privilegio essere stato addestrato da lui. È un allenatore di altissimo livello e fa la differenza nella carriera dei giocatori. Mi ha sempre parlato molto, mi ha insegnato il suo modo di pensare il calcio e sicuramente ha cambiato molto il mio gioco, mi sento privilegiato per questo»

Oggi Richarlison sogna la Coppa del Mondo

«Il mio obiettivo è fare il miglior lavoro possibile all’Everton in modo da poter ottenere cose buone per il club e continuare ad essere ricordato dalla nazionale brasiliana»

Un sogno che riporta dietro da quando era bambino

«Molto povero. Sono nato in una città nel nord dello stato di Espírito Santo, nel sud-est del Brasile. È una piccola città, dove molte persone lavorano nei campi. Fin da piccolo ho visto i miei genitori lavorare tutto il giorno per pagare le bollette e ogni mese era difficile avere abbastanza soldi, anche con tutti i loro sforzi. Ho lavorato fin dalla tenera età per aiutare, vendendo caramelle, gelati e persino raccogliendo caffè con mio nonno quando ero un adolescente. Vivevamo in una zona povera e pericolosa della città. Ho visto un sacco di cose brutte, come la droga, la violenza… Era molto complicato, ma avevo angeli custodi che mi portavano sempre dalla parte giusta. Molti amici d’infanzia non furono così fortunati e finirono in prigione, o nel mondo della droga, e alcuni morirono»

Gli hanno persino puntato una pistola alla testa…

«Stavo tornando dalla scuola di football con i miei amici e questo tizio pensava che io vendessi droga nella zona in cui spacciava lui. Mi puntò la pistola alla testa, mi minacciò, ma grazie a Dio ho avuto la tranquillità di spiegargli che stavo tornando a casa dal calcio e che non vendevo né facevo uso di droghe»

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