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È stato un Napoli trumpiano più che kennediano. Sembrava Napoli-Perugia

Sconfitta in casa contro l’Empoli. Confusione, individualismo, poco orientamento. Anche sfortuna ma la sfortuna ha sempre un perché. Dubbi su Ospina 

È stato un Napoli trumpiano più che kennediano. Sembrava Napoli-Perugia
archivio Image / Cronaca / Donald Trump / foto Image/Image

È stato un Napoli più trumpiano che kennediano, per stare allo splendido paragone che ci ha regalato Spalletti ieri. Se il Napoli avesse vinto, avremmo scritto reaganiano. Ma l’individualismo spinto oggi non ha portato a granché. Quasi nessuno in campo si è chiesto cosa potesse fare per la squadra. Alcuni hanno giocato una partita davvero anonima. Altri si sono impegnati molto ma in quadro di scarsa organizzazione. E il Napoli ha finito col perdere in casa contro l’Empoli che giocherà anche benino ma è una squadra modesta. Bisognerà riflettere. L’unica certezza che abbiamo è che Spalletti non avrà la tentazione di rifugiarsi nella sfortuna. Perché il Napoli di errori ne ha commessi, tanti, e perciò ha perso la partita. Il Napoli non era organizzato come nelle altre occasioni e poi si è lasciato assalire dalla confusione. Il risultato è stata la sconfitta. La seconda consecutiva in casa in campionato.

Il gol è stato subito al 70esimo in maniera rocambolesca ma Ospina non può essere completamente sollevato dalle responsabilità. Per l’ennesima volta, aggiungiamo. Una carambola su calcio d’angolo che ha consentito a Cutrone di segnare di nuca. Ma non un gol voluto come Pruzzo nella finale Roma-Liverpool. Però Ospina avrebbe potuto mostrare riflessi più pronti. Almeno a nostro avviso. 

Il risultato del campo va sempre rispettato. Va compreso. Dice sempre la verità, anche se la verità è amara. Il Napoli ha giocato un primo tempo anonimo. Ha l’alibi di aver perso Zielinski dopo 22 minuti per una sorta di crisi respiratoria, non riusciva a respirare. Spalletti ha scelto di far entrare Insigne, ed Elmas è tornato in mediana al fianco di Demme. 

Nel primo tempo l’Empoli ha fatto la partita. Il Napoli ha assistito, con qualche sussulto: la traversa di Elmas (parte superiore della traversa) e un paio di mischie in area. Mertens è tornato il calciatore irriconoscibile visto fino a due partite fa. Non si sono viste le solite trame, soprattutto non si è vista la garra collettiva. Non si è visto lo spirito di squadra che ha sempre contraddistinto la gestione Spalletti. 

A nostro avviso non ha aiutato l’ingresso Insigne che a lungo è parso una spia sovietica. A tratti è tornato il calciatore irritante del tempo che fu. Si è un po’ acceso nel finale. 

Tra il primo e il secondo tempo si è lungo scaldato Petagna che poi, però, non è entrato. O almeno non al 46esimo. 

Qualcosa è cambiato al 62esimo con il triplo cambio. Fuori Mertens, Lozano e Demme per Petagna, Politano e il rientrante Anguissa.

Spalletti ha ovviamente lasciato in campo Ounas l’unico in grado di saltare sistematicamente l’uomo, di creare situazioni di superiorità numerica. Il franco-algerino nel secondo tempo ha di fatto ricoperto il ruolo di regista d’attacco. A tratti ha regalato sprazzi di classe cristallina. Poi anche lui, forse dopo un brutto colpo, è calato.

Il Napoli avrebbe meritato ai punti la vittoria, ha colpito un palo con Petagna, ha anche segnato con un tacco di Juan Jesus (ma in fuorigioco). Il calcio però non è il pugilato. E su corner ha segnato l’Empoli. Da quel momento, gli azzurri hanno attaccato ma senza ordine. Senza orientamento, avrebbe detto il professore di Vesuviano nel film “Il camorrista”. Il Napoli ha colpito un palo con Petagna, si sono create mischie da Napoli-Perugia del 1981. Quelle partite che nascono male e finiscono peggio. Ma di sfortuna non si può parlare. 

 

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