A Sportweek: «Giocavamo sempre vestiti con quei mutandoni bianchi. Era veramente l’aeroporto di Kastellorizo, ma atterravano sì e no due aerei alla settimana»

Sportweek intervista Claudio Bisio. Di fede milanista, racconta quando il Milan è entrato nella sua vita. Aveva sei anni.
«In prima elementare un compagno mi chiede: “ma tu per che squadra tieni?”. Lì per lì non so rispondere, balbetto qualcosa, non mi scopro. Vado a casa e ne parlo con mio padre, rossonero convinto. “Per il Milan Claudio, tu tieni per il Milan”. E così il giorno dopo, con24oredi ritardo, dichiaro la mia fede».
Resta memorabile, a proposito di calcio, la scena della partita di pallone in Mediterraneo. La racconta.
«Fu forse la scena più facile del film perché noi su quella stessa spiaggia giocavamo continuamente nei giorni in cui non c’erano riprese. E sempre vestiti con quei mutandoni bianchi. Quello era veramente l’aeroporto di Kastellorizo, ma atterravano sì e no due aerei alla settimana, ecco perché era diventato il nostro stadio. Molto molto più faticosa fu invece la scena del mio gol in Amore, bugie & calcetto… Dovreste farvela raccontare dagli altri che erano lì con me, come Giuseppe Battiston. O come Pietro Sermonti, che per inciso a calcio sa giocare davvero, tant’è che per anni fu nelle giovanili della Juve. È un calciatore prestato al cinema, ha tecnica, dribbling, tutto quello che io non ho».
Continua spiegando cosa, loro avrebbero raccontato di quella scena.
«Di una partita di calcetto in cui dovevo essere uno che giocava molto bene (e questo come avete saputo non era la realtà…). Invece quel giorno di riprese non finiva mai… Me la passavano in ogni modo e io la svirgolavo, la mancavo, niente. Quando ormai al calar del sole, col regista Luca Lucini esausto, ho incocciato nel pallone e ho segnato, tutti quanti, anziché esultare (come da copione), scoppiammo a ridere, così tanto che la festa dovette essere inserita con un montaggio che rovinò il piano-sequenza».
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