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Napoli, stanchezza inevitabile. Ma il bicchiere è mezzo pieno

Non si possono vincere tutte le partite. Prova confortante di Juan Jesus, in vista dell’assenza di Koulibaly per la Coppa d’Africa

Napoli, stanchezza inevitabile. Ma il bicchiere è mezzo pieno
Napoli 07/11//2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Hellas Verona / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Dries Mertens
I giudizi relativi alla partita contro il Verona possono essere riassunti con l’abusata ma utile metafora del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: da una parte il Napoli grazie al suo miglior rendimento di sempre nelle prime dodici di Serie A (assieme a quello del 2017-18) va alla pausa novembrina conservando il primo posto in coabitazione con il Milan. Dall’altra, contro gli scaligeri la squadra di Spalletti non ha fortuna in un match equilibrato e di buon livello, la cui nota stonata è stato il mediocre arbitraggio di Ayroldi, direttore di gara di seconda fascia di una già di suo scadente classe arbitrale italiana.
Il Verona non era un avversario facile da affrontare: da quando Tudor lo allena ha il miglior attacco del campionato ed è arrivato al Maradona avendo fatto nei precedenti otto turni peggio solo di tre squadre. Non era nemmeno il momento ideale in cui incontrarlo: il Napoli era di ritorno dalla stancante trasferta di Varsavia di giovedì sera, era privo di un pilastro come Koulibaly e disponeva di Insigne e Osimhen reduci da dieci giorni in cui non avevano giocato, nè si erano allenati al meglio.
 Ne è venuta fuori una partita in cui la squadra di Spalletti ha confermato il periodo di inevitabile stanchezza manifestato già a Salerno, ma che, con un pizzico di fortuna, avrebbe anche potuto vincere, vedasi i pali di Osimhen (a portiere battuto) e Mertens. La migliore notizia della partita diventa così la prova più che dignitosa offerta da Juan Jesus: il brasiliano non giocava un intero match in serie A addirittura dal maggio 2019 e ha retto bene anche fisicamente lo sforzo di aver disputato appena giovedì altri novanta minuti a Varsavia. Anche in vista del probabile mese in cui Koulibaly sarà impegnato in Coppa d’Africa, conforta che Juan Jesus abbia dimostrato di non essere quel calciatore ormai a fine carriera che molti avevano etichettato al momento del suo arrivo a Napoli.
Non è possibile vincere tutte le partite (e infatti, come detto, mai il Napoli ha fatto meglio di così nelle prime dodici giornate) e si deve essere solo molto soddisfatti quando si è primi in classifica, con sette punti di vantaggio sulla terza e undici sulla quinta (quattro anni fa erano invece rispettivamente uno e quattro, un confronto statistiico utile a capire come sia stato difficile riuscire, in questi due mesi e mezzo, a partire così bene).
Detto questo, va osservato come per la prima volta da quando è arrivato all’ombra del Vesuvio, Osimhen in campionato non segna da 279 minuti e che in quattro delle ultime partite di Serie A il Napoli abbia trovato con difficoltà la via della rete, segnando al massimo un gol a gara. Se Insigne e compagni hanno avuto un oggettivamente incredibile inizio di campionato (anche considerando l’attuale primo posto nel girone di Europa League) e si fanno preferire in classifica al Milan per una migliore differenza reti, va anche detto che i rossoneri hanno affrontato un calendario ben più tosto degli azzurri: Ibra e compagni sinora hanno affrontato cinque delle migliori otto del campionato, a differenza del Napoli, che ne ha incontrate solo tre. In vista del complesso prossimo tratto di campionato -dopo la sosta per le Nazionali si giocherà sino alla pausa di Natale e alla contestuale chiusura del girone d’andata- che vede il Napoli atteso a ben quattro scontri diretti, non c’è da fasciarsi la testa prima del tempo.
La squadra di Spalletti deve anzi affrontarlo conscia della sua forza: nel 2021 ha sinora fatto più punti di tutti (84, uno in più dell’inter e sette in più dell’Atalanta) e ha perso solo una delle ultime ventotto partite di campionato giocate, considerando anche la parte finale della scorsa stagione.
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