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Morata: «I calciatori maturano quando perdono forza fisica. A 34 anni sembra che la vita finisca»

A El Pais “I fischi vanno bene, l’odio no. I bambini cosa imparano dai genitori con quelle facce trasfigurate?”

Morata: «I calciatori maturano quando perdono forza fisica. A 34 anni sembra che la vita finisca»
Db Torino 19/09/2021 - campionato di calcio serie A / Juventus-Milan / foto Daniele Buffa/ Image Sport nella foto: esultanza gol Alvaro Morata

Alvaro Morata, maturo e non troppo contento. In un’intervista a El Pais l’attaccante della Juventus parla del momento bianconero ma soprattutto della “testa”, della mentalità, della maturità. Lui, da sempre considerato da tutti “un po’ fragile”.

“Sono stato via quasi un mese e nella fretta di rientrare non stavo bene fisicamente – dice – Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non ero lucido per fare gol. Le ultime partite le ho giocate a sinistra, quasi coprendo la fascia. L’importante è giocare e fare quello che chiede l’allenatore. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol. Prima dell’infortunio stavo bene”.

Morata è stato vittima di una vera campagna d’odio in Spagna, con attacchi anche ai figli. Non è benvoluto in nazionale. Non l’ha dimenticato:

“Quando la mia famiglia o i miei amici cercano di farti stare bene ti dicono “non ti hanno fischiato, non gli è piaciuto il cambiamento…”, io gli dico sempre: “Immagina un mio cugino che lavora al benzinaio e iniziano a fischiarlo e insultarlo perché è finita un po’ di benzina”. Nessuno è perfetto, non siamo macchine, so cosa mi viene richiesto qui. Ma le critiche e i fischi non mi fanno arrabbiare, anche se mi dà fastidio. Ma l’odio no. Ho visto bambini con genitori e questi con facce arrabbiate ed è quello che impara il bambino. Comunque, penso che qualcosa stia cambiando, che le persone si stiano rendendo conto che ci sono dei limiti. Dentro il campo possono insultarmi o sputare, ma fuori quando vado a passeggio io, o mia moglie, con i miei figli, no, è diverso”.

Morata parla anche della motivazione, che va e viene. Spesso va solo.

Ci sono stati momenti in cui mi svegliavo nella stanza e non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Non avevo energie. Fino a quando scendevo a fare colazione e vedevo i miei colleghi o parlavo con mia moglie al telefono e mi tornava la voglia di tutto. Non ho più 20 anni, non posso preoccuparmi di queste cose, ho dei figli, una moglie e devo insegnargli che bisogna andare avanti anche se non si ha voglia”.

Peccato che quando i calciatori raggiungono la maturità non abbiamo più forza fisica. Una persona che si prepara tutta la vita al lavoro, a 31 o 32 anni, inizia la carriera. Per noi, a 34 anni, sembra che la vita si stia esaurendo. Mi considero una persona privilegiata perché ho visto molti giocatori migliori di me, e alla fine mi sono realizzato attraverso il duro lavoro e il superamento di momenti brutti. Per questo non condivido la mentalità soft, ho avuto tanti momenti in cui sono stato l’ultimo e alla fine ho fatto carriera”.

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