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Commuove il Napoli europeo di Spalletti. Addio ai tempi bui della settimana tipo

Vince in rimonta 4-1 in casa del Legia Varsavia. Senza Osimhen (ma allora si può?), senza Insigne, senza Fabian. Che bello un allenatore che non si lamenta

Commuove il Napoli europeo di Spalletti. Addio ai tempi bui della settimana tipo

Commuove il Napoli europeo. Commuove un allenatore che non fa calcoli, che non parla di settimana tipo, che non piange per gli assenti, che non ci propina trovate lunari che – propagandate in maniera imbarazzante – hanno affossato il club per diciotto interminabili mesi. Siamo tornati alla luce, usciti dalla caverna. Il Napoli ormai da qualche mese è nuovamente una squadra, ragiona da club ambizioso, vuole vincere tutte le partite e che non snobba alcuna competizione. Men meno che la seconda coppa europea per importanza. E vince senza Osimhen (ma allora si può? È la seconda vittoria consecutiva senza di lui), senza Insigne (anche senza di lui si può) e senza Fabian (lui no, perché lui a Napoli era considerato scarso: ah la proverbiale competenza della piazza). Che tuffo al cuore avere un allenatore che non si lamenta. Che vogliamo di più dalla vita?

Il Napoli gioca e vince in rimonta sul campo del Legia Varsavia. Sotto 1-0 al termine del primo tempo. Vince 4-1, con reti di Zielinski su rigore e poi, sempre su rigore, di Mertens e infine di Lozano al termine di una splendida azione avviata da Mertens e proseguita da Petagna. E c’è anche il tempo per il gol di Ounas. Il Napoli è primo in classifica con 7 punti, in attesa che il Leicester (adesso a 4) giochi col lo Spartak Mosca.

Spalletti se l’è giocata. Giustamente ieri in conferenza aveva confessato il proprio stupore di fronte a domande che rendevano il clima che sempre regna a Napoli: l’Europa è vissuta come un fastidio. Talvolta persino la Champions, figurarsi l’Europa League. Si sta così bene nei confini nazionali. Anche nello sconfittismo esistono le comfort zone. Il tecnico di Certaldo ha sì lasciato a casa Osimhen Insigne e Fabian Ruiz (con fondate motivazioni fisiche), per il resto ha schierato la miglior formazione possibile, una squadra competitiva. Con Koulibaly e Rrahmani coppia centrale, Anguissa in mezzo al campo al fianco di Demme e davanti Petagna sorretto da Elmas Zielinski e Lozano che è ancora lontano parente del calciatore che abbiamo conosciuto.

Il gol subito al decimo minuto non ha indotto il Napoli a rinunciare. Lo schema è stato quello solito, di controllo del campo e ricerca di spunti offensivi. Purtroppo Lozano ha sbagliato tantissimo, in compenso Zielinski nella sua Polonia ha mostrato evidenti segnali di ripresa: ha colpito una traversa nel primo tempo e nel secondo si è procurato il rigore dell’1-1 e lo ha anche calciato. Non un rigore perfetto, il portiere ha toccato il pallone ma alla fine tutto è bene quel che finisce bene. Sull’1-1, Spalletti ha fatto entrare Politano e Mertens e ha vinto. Politano si è procurato il rigore (realizzato da Dries) e Mertens ha avviato l’azione del gol di Lozano.

Così come all’andata, quando il Napoli lottò fino alla fine per vincere, anche stavolta la squadra ha mostrato un atteggiamento storicamente insolito a queste latitudini. Buona parte dei tifosi neanche ci sarebbe andato in Polonia, sono tutti concentrati su Napoli-Verona che più di una partita possiamo definirla la madre di tutte le leggende metropolitane. Ovviamente in attesa della prossima che a Napoli supera sempre la precedente.

Il lavoro di Spalletti non è soltanto sul campo. Oltre ad aver completamente stravolto la squadra dal punto di vista tattico – per fortuna non ha trattenuto nulla dell’eredità – il tecnico sta portando il gruppo verso il superamento dei propri limiti anche mentali. I confini sono i confini che ci poniamo. Del resto anni e anni a snobbare l’Europa – tranne rare e dall’ambiente criticate eccezioni – non ci pare che abbiano arricchito il palmares del club.

Il Napoli ha avuto sempre il controllo del gioco, non ha creato significative palle gol ma ha quasi sempre avuto il controllo della partita. Lo ha perduto in due occasioni: ha subito un gol e il Legia ha colpito un palo. Per il resto, il dominio è stato completo. Come si conviene a una squadra che da oltre dieci anni è ai vertici del calcio italiano e ha non poco irrobustito il proprio curriculum europeo. A Varsavia abbiamo avuto la conferma che abbiamo una squadra. E un allenatore. Ed è tutta un’altra storia.

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