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Capita alle squadre vincenti di essere brutte, quindi anche al Napoli

Con il senno di poi sarebbe stato meglio Petagna di Mertens. Ora occhio al Verona che con Tudor è una squadra trasformata

Capita alle squadre vincenti di essere brutte, quindi anche al Napoli

Come capita alle squadre che ambiscono a diventare vincenti, il Napoli vince pur essendo brutto, a tratti inguardabile. Nulla di preoccupante: è inevitabile esserlo quando si gioca ogni tre giorni e si è costretti a ricorrere al turnover. Piuttosto, è importante aver superato l’insidia rappresentata da una trasferta contro un avversario mediocre, ma supportato da un tifo “caldo” che teneva in particolar modo alla partita, in nome di una rivalità creata e poi vissuta solo dalla sua sponda.

Il Napoli riesce a mantenere il primo posto in coabitazione con il Milan pur pagando a Salerno il pesantissimo dazio dell’assenza contemporanea di Osimhen (sinora 5 gol, due assist e quattro rigori procurati in questo campionato) e Insigne (quattro reti, tre passaggi decisivi e tanto lavoro sporco prezioso per l’economia della squadra), ovvero due terzi del reparto offensivo titolare.
Gli uomini di Spalletti a Salerno giocano male utilizzando un possesso di palla così sterile da non permetter loro, nel corso del primo tempo, di tirare mai nello specchio della porta. Nella prima ora di gioco il Napoli sconta pesantemente le prove opache di Mertens, Lozano e Zielinski, poi riscattatosi con il gol della vittoria, e nel finale soffre la pressione della Salernitana. Il vero prezzo di una prestazione collettiva opaca si tramuta nella tanto pesante quanto discutibile espulsione comminata a Koulibaly, che impedirà al senegalese di essere in campo nella sfida di domenica prossima contro il Verona.
Con il senno del poi – considerato anche il decisivo apporto dato alla vittoria – sarebbe stato preferibile, in assenza di Osimhen, affidarsi a Petagna contro un avversario arroccato in difesa sin quando la gara non si è sbloccata: il gol dell’1-0 è arrivato un minuto dopo l’ingresso in campo dell’attaccante triestino, e anche nel concitato finale di partita i suoi compagni hanno beneficiato del generoso aiuto fornito dalle sue sponde e dalla sua difesa della palla, utilissime a fare rifiatare la squadra. Tuttavia tra due mesi il Napoli avrà bisogno che il suo miglior marcatore di tutti i tempi, Mertens, abbia ritrovato appieno il ritmo partita e -contro un avversario tutt’altro che trascendentale – era plausibile dare un’importante possibilità di mettere fieno in cascina a chi come il belga negli ultimi quattro mesi aveva totalizzato appena 121 minuti in campo. Che poi il Napoli, con o senza Osimhen, abbia una diversissima forza d’urto è inevitabile e accade ad ogni squadra dotata di un centravanti impattante come il 22enne nigeriano.
L’altrettanto incredibile inizio di campionato del Milan e la sofferenza vissuta per vincere contro una squadra debole come la Salernitana non devono però far dimenticare che i numeri del Napoli sono sempre più positivi: ha la porta imbattuta da 420 minuti (510 contando pure la partita contro il Legia), ha subito solo tre gol in campionato (e appena uno nelle ultime otto gare di Serie A) e, quel che più conta, ha vinto dieci partite su undici. Numeri che consentono alla squadra di Spalletti di contare addirittura più del doppio dei punti di una squadra ricchissima come la Juventus (una circostanza molto probabilmente mai accaduta dopo ben undici partite di campionato) e, quel che più conta, di vedere nuovamente incrementato il vantaggio sulla quinta, passato a dodici lunghezze.
Contro il Verona il Napoli si gioca la possibilità di arrivare alla pausa novembrina per le nazionali con la migliore partenza in campionato della sua storia (quello del 17-18 colse il suo secondo pareggio alla dodicesima, in trasferta contro il Chievo). Per riuscirci dovrà però dimostrare ben di più di quanto fatto a Salerno: a meno di 72 ore di distanza dalla impegnativa trasferta di Varsavia e senza poter contare su Koulibaly e forse Osimhen, non sarà per nulla facile avere la meglio su una squadra che da quando è allenata da Tudor ha perso una sola volta, totalizzando 15 punti in otto gare, durante le quali in Serie A ha segnato più gol di tutte, ben 21.
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