ilNapolista

Stiamo ancora aspettando che Chiellini faccia qualcosa contro il nazismo, almeno quello

Che ne è stato dell’impegno-gaffe del capitano della Nazionale che non sapeva inginocchiarsi? I calciatori sono le vittime del razzismo da stadio, o vogliono passare anche loro per “pochi imbecilli?”

Stiamo ancora aspettando che Chiellini faccia qualcosa contro il nazismo, almeno quello

Facciamo che il razzismo no. Ce ne occupiamo un’altra volta, tanto le occasioni non mancheranno. Oggi la “scimmia” è Koulibaly, ieri Maignan, o Bakayoko o Kessie. Un ululato nella notte, in questi stadi che si ripopolano di fauna varia ed eventuale, e saremo di nuovo qui ad innescare il dibattito sui “pochi imbecilli”: siamo pur sempre un Paese fondato sulle “sparute minoranze di cretini”. Concentriamoci su un impegno preso a reti unificate da Giorgio Chiellini il 26 giugno 2021:

“Combatteremo il nazismo in un altro modo”.

Sono passati tre mesi, e di quella Nazionale mezzo genuflessa che non sapeva per cosa (non) inginocchiarsi è rimasta solo la successiva gloria sportiva. La patina glitterata e salvifica che ha ucciso nella retorica ogni successivo distinguo: tutti a zompare sul pullman scoperto, per il “nazismo” o il razzismo (ma anche per la fame nel mondo, hai visto mai) poi qualcosa faremo.

Ecco, il nazismo. Almeno quello. Col nazismo come stiamo messi? Abbiamo trovato un modo per combatterlo?

I nazisti di Chiellini sono come quelli dell’Illinois. Solo che non si sa bene chi sia la macchietta e chi finisca al fiume come nei Blues Brothers. Anche perché poi Gravina, il Presidente Federale, infierisce parlando di “questione culturale”. Razzismo, nazismo, cosa vuoi che sia. E’ una questione culturale, appunto, ma che valga per tutti.

Vinto l’Europeo, assorbite le ferie e il calciomercato, tornati al campionato, quella dichiarazione di guerra del capitano della Nazionale è finita in un tombino. Intanto l’Italia ha ripreso a giocare da un bel po’. Ora c’è la semifinale di Nations League contro la Spagna. La sosta calzerebbe a pennello, anche simbolicamente: fermiamoci, fermiamoli. Chiellini, dai, parla tu. Dicci quel è il modo alternativo di combattere il “nazismo”. Magari hai chiesto una consulenza al tuo vicino di difesa, Bonucci, quello che un’opinione chiara su queste cose ce l’aveva già. Kean che s’era “cercato” gli insulti perché aveva festeggiato un gol sotto la curva del Cagliari, lo ricordano tutti. Proprio ieri ne scriveva anche il Guardian.

Chiellini sa benissimo (è laureato, è dottore) che “la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”. E’ la citazione-feticcio di ogni buon liceale da Occupazione. E dunque quali sono gli altri mezzi che lui e i suoi colleghi hanno escogitato per combattere una guerra politica di cui sono essi stessi vittime?

Visto che le “istituzioni” dormono in quanto tali, visto che gli offesi del nazismo-razzismo sono proprio loro, i calciatori, che iniziative hanno pensato di intraprendere oltre a raccogliere figuracce in diretta tv?

Gli eroi dell’Italia campione d’Europa che non sapeva se e per conto di chi inginocchiarsi in campo a giugno, ha avuto un’illuminazione nel frattempo? Italia-Spagna è lì, comunicativamente a portata a di mano. E forse è arrivato il momento (da circa una ventina di anni, in verità) di pretendere che questi uomini si comportino come tali. Che si prendano la responsabilità anche simbolica di essere Nazionali. Di essere primattori della protesta, senza aspettare che Gravina o chi per lui cali dall’alto l’ennesima dichiarazione d’intenti sulla “rivoluzione culturale”.

Cominciamo dai nazisti, almeno quelli.

ilnapolista © riproduzione riservata