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Mertens è tornato l’attaccante urgente

Lo “Spallettismo” si può intestare anche questo mezzo miracolo d’inizio stagione: Mertens può diventare l’uomo-ovunque del Napoli

Mertens è tornato l’attaccante urgente
Napoli 21/10/2021 - Europa League / Napoli-Legia Varsavia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Dries Mertens

Dev’esserci sembrato un deja-vu, non si sa se bello o brutto: imbatterci in Insigne-Mertens-Lozano tutti e tre corti e fulminanti in campo assieme. Tanto lo straniamento era dirottato altrove, in panchina. Il senso di mancanza, di vuoto. L’assenza di Osimehn ingombra ormai i nostri pensieri come una presenza. Poi lo stuntman di Mertens ha preso ad assomigliargli sempre di più, ad affondare nel Legia manco non fosse la capolista del girone di Europa League. Il ricordo è sfumato nel presente, fino alla rivelazione: quello lì è davvero Mertens. Non l’impostore frenato da troppi infortuni e l’età che avanza, no. Proprio Mertens nella sua versione originale. L’attaccante urgente.

Se una cosa in più si può intestare lo  “spallettismo” in questo inizio di stagione esemplare è il ricondizionamento d’un campione un po’ perduto. O almeno il sospetto che l’esperimento possa riuscire: una partita buona è un indizio, ma lo teniamo da parte, un post-it per la futura celebrazione del suo ritorno ufficiale.

Titolare dopo mesi in disparte, ha giocato la bellezza di 72 minuti. E la bellezza, qui, non è un tic retorico. E’ il riassunto di gesti cui avevamo intimamente rinunciato. Avevamo fatto pace con l’idea di esserci presi il miglior Mertens possibile tempo fa, e che ci saremmo fatti bastare anche la sua sussidiarietà alla causa. La buona riserva d’Osimehn. L’alternativa sindacale di Insigne o Lozano, financo Politano. Una variazione logica degli schemi a gara in corso, ma non più lo straccia-partite che un tempo gli stava strettissimo. Non ha l’elettricità della scheggia, ma neppure è il tizzone fumante che avevamo archiviato malvolentieri.

Il Legia Varsavia ha riabilitato Mertens. Non ha segnato perché così a volte funziona, la fatica tiene incollati alla successiva soddisfazione. La girata al volo, minuto 21, è una madeleine. Ma per chi non se ne sorprende troppo, è più sintomatico l’innesco istintivo che gli impone di tirare, forzando un angolo complicatissimo, verso il sette col portiere a smanacciare stupito. Quella è una scintilla: non c’è un’idea, solo l’immersione nel gioco, la testa leggera, la voglia. Quando non riesce a far gol da pochi centimetri, per un’inezia di ritardo, schiaffeggia il palo, s’incazza. E pure l’incazzatura, scusate, ha un significato. Non è frustrazione, è energia. Un bendiddio quando tutti da te s’aspettano apatia, le mani sui fianchi, il fiatone.

Il più prolifico bomber della storia del Napoli va in tv, dopo, e detta l’umiltà:

Oggi ho dato tutto, ho provato a correre dappertutto e rubare tutte le palle, volevo fare gol ma non è entrato, sono però moto contento della partita che ho fatto. Il ruolo? Mi piace giocare davanti e anche dietro.

Mertens può essere l’uomo ovunque del Napoli. In panchina, di punta, regista avanzato. Ma pure ente morale, tutor di Osimhen, guida dello spogliatoio. Un factotum di lusso che avevamo riposto un un cassetto, imballato per proteggerlo dalle bestemmie del tempo. Ne avevamo bisogno, ma ce l’eravamo dimenticato.

 

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