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«Il possesso palla non se lo fila più nessuno, sono ben altri i big data che governano il calcio»

El Pais: ormai dietro un passaggio ci sono matematici, fisici e programmatori. Aumentare le prestazioni del 2-3% può significare 60 milioni di euro di incassi in più

«Il possesso palla non se lo fila più nessuno, sono ben altri i big data che governano il calcio»

C’è un aneddoto che racconta perfettamente il rapporto ormai incestuoso tra calcio e big data. Lo ha raccontato a El Pais Vosse de Boode, il capo del dipartimento di scienza dello sport e analisi dei dati dell’Ajax: “Avevamo notato qualcosa di strano nel modo in cui il portiere André Onana affrontava i tiri ravvicinati. Si piantava con i piedi molto più larghi di quanto consigliavano i preparatori e tecnici. Mentre si preparavano a correggere la postura Onana ci siamo chiesti: ‘E se avesse ragione lui?’. Lo abbiamo coperto di sensori, circondato di telecamere e confrontato con quello che fanno gli altri portieri: Onana era più veloce, il 20% più veloce. E quindi, abbiamo passato le otto settimane successive a insegnare al resto dei portieri a piazzarsi come lui. Sono rimasto sorpreso dal fatto che il miglioramento sia stato così grande a questo livello”.

L’articolo del Pais racconta un sottobosco quasi distopico. Noi crediamo che il calcio sia ancora quegli undici uomini col pallone, ma dietro incombe la scienza. El Pais descrive così la giornata organizzata dedicata a big data e calcio da Statsbomb, una delle principali società di raccolta dati e metriche avanzate:

“Due dipendenti del Liverpool si sono seduti nelle tribune dello Stamford Bridge a mezzogiorno di venerdì scorso, fissando il prato vuoto coccolati da sei carrelli di lampade termiche a led. Uno era Ian Graham, PhD in fisica teorica dell’Università di Cambridge. Un altro, William Spearman, Ph.D. di Harvard famoso per il suo lavoro al Cern alla ricerca della particella di Dio, il bosone di Higgs. François Englert e Peter Higgs hanno predetto l’esistenza del bosone e hanno vinto un premio Nobel nel 2013. Spearman ha misurato la massa e la larghezza della particella. A poche file di distanza, cinque piani sopra l’erba del campo del Chelsea, il direttore sportivo del Leeds United Victor Orta stava chiacchierando con Gaby Ruiz, un collaboratore. Le gradinate erano popolate da un raro mix di fisici, matematici, programmatori, direttori sportivi, scout, assistenti allenatori”.

E noi che ancora parliamo di possesso palla siamo ormai tenerissimi. Questi sono andati ben oltre:

Nessuno confronta più le percentuali di possesso palla. I gol non raccontano tutta la storia, ma piuttosto quanto ogni tiro si avvicina alla porta. Javier Buldú, ricercatore presso il Centro di Tecnologia Biomedica del Politecnico di Madrid, ha presentato un modello che valuta la decisione dei calciatori nella scelta di un passaggio confrontando quello che hanno fatto con quello che avrebbero potuto fare, in termini di rischio e valore che aggiungono o sottraggono ad un’azione”.

Una roba tremendamente nerd. E lo sanno anche loro, che infatti continuano a dirsi che c’è equivoco che aleggia tra lo scienziato e il calciatore: “Servono traduttori da un mondo all’altro”.

Nei club europei quello che hanno investito di più sui dipartimenti scientifici sono quelli con proprietà americane. Come nel caso del Liverpool, che è sotto lo stesso ombrello aziendale dei Boston Red Sox del baseball, il Fenway Sports Group. E’ la cultura Moneyball. Ian Graham, il fisico teorico che gestisce il suo ufficio di ricerca, ha condiviso alcuni indizi: “Non si tratta solo di guadagni marginali, ma sono possibili grandi miglioramenti”, ha detto. Secondo i suoi calcoli, aumentare le prestazioni del 2-3% può significare 60 milioni di euro in più di premi per un club che gioca la Champions League.

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